Cercare le radici della lotta sarebbe sicuramente impresa ardua.
Il cosiddetto “fare alle braccia” era impresa agonistica istintiva
e pertanto antichissima, eternata da reperti della civiltà sumerica,
5000 anni fa.
Nei
Giochi Olimpici dell’antichità, la lotta fu introdotta nel 708 avanti
Cristo: nella sedicesima Olimpiade venne affiancata alla corsa insieme
al pentatlon.
Mentre
la corsa (sulle distanze dello stadio e del diaulo, rispettivamente
192 e 384 metri) veniva lasciata all’istinto, nella lotta “v’era tutta
una elaborazione di istruzioni e di suggerimenti”.(Fugardi).
“
I lottatori greci e romani conoscevano tutte le prese e tutte le schivate
a noi note oggi: persino il “ponte” veniva praticato. La lotta veniva iniziata in piedi, non era necessario far toccare all’avversario
il terreno con le due spalle per ottenere la vittoria ma occorreva
che il rivale fosse gettato a terra tre volte perché si dichiarasse
vinto.”
Le
gare erano ad eliminazione diretta: chi vinceva tutti gli incontri
era definito “anefedro”, ma il titolo più ambito era quello di “aconita”
attribuito a chi trionfava per rinuncia dell’avversario che riconosceva
la propria inferiorità prima di combattere.
Il
più celebrato campione olimpico della lotta fu sicuramente Milone
di Crotone. Vinse sei volte, nel periodo che va dal 540 a.C.(aveva
15 anni secondo Strabone) al
516 a.C.. Si affermò anche nelle feste Istmiche, Nemee e Pitiche.
Era uomo di raffinata cultura, filosofo pitagorico: e la leggenda
narra che proprio Pitagora da Samo vinse nella 48^ edizione dei Giochi
la gara di pugilato assoluta, dopo essere stato escluso da quella
dei ragazzi perché troppo giovane: aveva introdotto criteri tecnici
molto evoluti che non esitiamo a definire geometrici…Altra leggenda
vuole lo stesso Platone olimpionico proprio nella lotta: ma la storia
non dice come e quando…
Eternata
da Omero nel canto XXIII dell’Iliade, la sfida fra Ulisse ed Aiace Telamonio resta forse la più ispirata
e realistica cronaca di un incontro di lotta.
Presso
i Romani la lotta era praticata come formidabile mezzo di allenamento
militare mentre nel Medioevo erano permessi tutti i colpi, cosiddetti
“proibiti: pugni alle tempie e sui denti, ginocchiate nel ventre,
strangolamenti, violente testate”. (Enrile)
Forse
più corretto fu l’incontro che oppose Francesco I di Francia ad Enrico
VIII d’Inghilterra, che fu vinto dal primo (prima metà del ‘500).
La
lotta moderna fu praticamente rilanciata da atleti professionisti
che godevano di larga popolarità nella seconda metà del XIX secolo
e nella prima metà del XX. Fra
questi vanno ricordati anche gli Italiani Basilio Bartoletti ( gli
viene attribuita la creazione del termine “lotta greco-romana”), Pietro
Dalmasso e, soprattutto, i fratelli Emilio, Massimo e Giovanni Raichevich.
Quest’ultimo, con innumerevoli successi conseguiti in una carriera
ventennale ai massimi livelli mondiali, è diventato sinonimo di lotta, campione
invincibile che si tramuta in leggenda anche per il suo patriottico
irredentismo. Triestino di padre dalmata e madre veneziana; cittadino
austriaco per nascita ma italianissimo per sangue e sentimenti, Raichevich
emigra clandestinamente per non prestare servizio con l’Impero. E’
l’anno 1903: raggiunge Ancona nascosto nella stiva di una nave mercantile,
verrà condannato a morte dagli austro-ungarici.
Un
simbolo che infiamma le folle. Perché la Lotta è sport che da sempre
ha affascinato l’uomo, forma essenziale ed insostituibile per confrontare
fra di loro gli avversari.
Per
questo motivo viene consigliata ai giovani, in quanto attività che
postula il conseguimento di un apparato morfologico-muscolare di tutto
rispetto e soprattutto il miglioramento del controllo emotivo e dell’equilibrio
psichico. L’avviamento alla pratica della lotta prevede inizialmente
un miglioramento della forza, indispensabile per chi vuol praticare
questo sport, con attività multiforme. Questa fase è considerata “preagonistica”
(dai 5 ai 12 anni) e prevede anche azioni semplicissime di confidenza
con il tappeto e familiarizzazione con il concetto di aver di fronte
un avversario, anche se inizialmente si tratterà più di un partner
che di un antagonista vero e proprio.
Più
avanti ed ancor prima dell’inizio dell’attività agonistica (che va
dal tredicesimo anno in poi) i ragazzi cominceranno ad apprendere
azioni tecniche più complesse, tenendo conto che l’età dai 10 ai 13
anni è la più propizia allo sviluppo della coordinazione, della abilità
motoria e della rapidità così come della forze rapida e massimale.
La
vita agonistica dei lottatori prevede fasi e categorie successive:
esordienti dai 13 ai 15 anni; cadetti 16 e 17 anni; juniores dai 18
ai 20 anni; seniores dai 21 ai 35 anni. E’ anche possibile gareggiare
nella categoria Master dai 36 ai 50 anni.
La
lotta viene praticata nei due stili olimpici della greco-romana e
dello stile libero,aperto anche dalle donne. Con l’introduzione della
lotta femminile nel programma olimpico, sono state variate le categorie
di peso, che attualmente sono per gli uomini quelle dei 55, 60, 66,
74, 84, 96 e 120; per le donne dei 48, 55, 63 e 72 chilogrammi.
. Si tratta in definitiva di 18 medaglie d’oro olimpiche da assegnare,
con una partecipazione massima complessiva di 344 concorrenti.
In
campo nazionale le classi di peso sono invece 8 per gli uomini ( da
48 a 54; sino a 58, 63,69, 76, 85, 97 e 130 chili nella greco-romana
e nello stile libero) e 6 per le donne (da 41 a 46; fino a 51, 56,
62, 68 e 75 chili).
Parlando
di Olimpiadi, è gratificante sottolineare come l’Italia sia stata
spesso protagonista con i suoi lottatori: partendo da Enrico Porro,
medaglia d’oro nel 1908 a Londra per arrivare a Vincenzo Maenza, vincitore
a Los Angeles 1984, a Seul 1988 ed argento a Barcellona 1992. Da Atene
2004 verrà dato spazio anche alle donne: le azzurre hanno la loro
leader in Diletta Giampiccolo, vicecampionessa del mondo e si battono bene con le giovani emergenti ( Sabrina
Esposito ha conquistato il titolo europeo juniores pur militando ancora
fra le cadette).
Ricordiamo
infine i vincitori delle più importanti competizioni internazionali.
GIOCHI
OLIMPICI - Enrico Porro
1908; Giovanni Gozzi 1932; Pietro Lombardi 1948; Claudio Pollio 1960;
Vincenzo Maenza 1984 e 1988;
CAMPIONATI
MONDIALI – Ignazio Fabra 1955;
CAMPIONATI
EUROPEI – Giovanni Gozzi 1927; Marcello Nizzola 1935; Ignazio Fabra 1955; Vincenzo Maenza 1987; Giovanni Schillaci 1992.
GIOCHI
DEL MEDITERRANEO - Ignazio
Fabra 1951; Antonio Randi 1951; Antonio Cerroni 1951; Umberto Silvestri
1951; Guido Fantoni 1951; Giuseppe Pirazzoli 1955; Adelmo Bulgarelli 1963; Giuseppe Grassi 1963 e 1967; Lorenzo Calafiore 1971; Gian
Matteo Ranzi 1975; Antonino Caltabiano 1979;Vincenzo Maenza 1983 e
1987; Aldo Bova 1983; Michele Azzola 1983; Ernesto Razzino 1987; Fabio
Valguarnera 1987; Giovanni Schillaci 1987 e 1997; Diletta Giampiccolo
2001.
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