Le
arti marziali, così come noi le conosciamo, devono la loro fortuna alla
diffusione che hanno avuto in America ed in Europa principalmente il Judo
e poi, anche sull’onda della loro spettacolarità e versatilità
cinematografica, il Karate ed il Kung Fu. Non dimentichiamoci che esistono
però varie decine di altre specialità sviluppatesi indipendentemente e
differenziatesi a seconda della zona geografica in cui sono nate e dalla
tipologia socio culturale dei suoi praticanti. Tutte le Arti Marziali
eccettuate il Kendo ed il Kyudo strettamente
riservate alla casta guerriera dei Samurai
hanno comunque in comune la caratteristica di avvalersi unicamente
delle proprie capacità fisiche e di prontezza di spirito.
Le
armi infatti erano vietate, pena la morte, al popolo che d’altronde non
avrebbe neanche avuto la possibilità economica di acquistare armature e
sciabole.
Non
sempre però le mani nude erano sufficienti a proteggersi dalle incursioni
militari e dalla tracotanza delle guardie dei Signori feudali, ecco quindi
che si affina I’arte della difesa con I’utilizzo alternativo dei più
disparati oggetti di uso comune e di attrezzi agricoli o idonei alla
pesca.
Così
nell’isola di Okinawa, a metà strada tra il Giappone ed il continente
asiatico, oltre al Karate, nasce e si sviluppa la pratica del Karate
armato o KOBUDO.
II
KOBUDO si adattava perfettamente alle condizioni di vita degli abitanti di
Okinawa, nella grande maggioranza contadini e pescatori, per i quali non
si trattò di un semplice periodo di transizione, anzi essi riuscirono ad
integrarlo nell’atteggiamento culturale e filosofico delle arti
marziali, dedicandosi all’allenamento e alla trasmissione orale dei suoi
segreti.
Agli
inizi del XX secolo, esaurito lo scopo immediatamente utilitaristico, il
Karate cominciò a diffondersi in Giappone tra gli strati più benestanti,
che, potendosi anche permettere armi più sofisticate dei contadini
okinawensi, relegarono in secondo piano il Kobudo: accadde così che quasi
tutti gli istruttori che partirono dal Giappone alla conquista
dell’Occidente fossero poco o niente informati sulla pratica del Karate
armato.Oggi e quindi più importante che mai riuscire a recuperare
all’interno dell’ insegnamento del Karate, la pratica del Kobudo, di
cui è complementare e parte inscindibile per la sua completa
comprensione.
Passiamo
ora in rassegna le più usate e conosciute armi del Kobudo.
La più conosciuta e’ senz’altro il
Nunchaku, costituito da due bastoni di lunghezza variabile dai 30 ai 60 cm
a sezione circolare, semicircolare od ottagonale e di un diametro medio
intorno ai 2,5 cm. tenuti insieme ad un’estremità per mezzo di una
corda o di una catenella lunga circa 10 cm. Questo attrezzo serviva ai
contadini per battere grano ed altri cereali, ed era usato a scopo di
difesa anche se non in maniera così acrobatico come
è stato fatto conoscere nei film di Bruce Lee and company,
sopratutto dalle donne che lo nascondevano sotto la tesa dei loro larghi
copricapi. II Bo è un bastone di legno di circa 2,5 cm di diametro e di
lunghezza variabile a seconda dell’altezza di chi lo usa. II Sai e’ un
corto tridente con I’impugnatura ricurva in avanti e una lama centrale
di forma conica o sfaccettata. II Tonfa e’ un bastone di legno di circa
50 cm prevalentemente rotondo che presenta a circa i tre quarti della
lunghezza un piolo di 10 cm infisso perpendicolarmente ad impugnatura
delI’attrezzo usato in agricoltura per mondare i cereali e piantare i
tuberi. ll Kama e’ un falcetto costituito da un manico di circa 40 cm in
cui si inserisce una lama non molto curva ma estremamente affilata al suo
interno, data la sua chiara pericolosità I’uso di quest’arma è
riservata ai soli esperti di Kobudo. Sai, Tonfa e Karna si usano in coppia
e servono sia alla difesa che all’attacco. Esiste una discreta varietà
di armi minori che i maestri però non hanno ritenuto opportuno inserire
nella pratica di
apprendimento, almeno nel nostro continente. Una menzione a parte, per la
fama che gli ha conferito il Maestro Chang, in Italia, con I’esecuzione
di un elegantissimo kata, merita il Kai ossia il remo dei pescatori di
Okinawa, che può divenire, sapientemente brandito un’arma terrificante
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