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Le Armi del Kobudo |
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Lo studio delle Armi nel DOJO
Le SPADE Giapponesi
Le ARMI TRADIZIONALI usate nel Ju Jitsu
Lo LAI-TO - la spada da allenamento
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Lo studio delle Armi nel Dojo
Lo studio del programma di Kobudo
interessa i praticanti appartenenti alla fascia di gradi delle "cinture
superiori", ovvero i gradi corrispondenti alla cintura verde (3° kyu). alla
cintura blu (2° kyu), alla cintura marrone (1° kyu) e alle cinture nere dal 1°
dan in poi.
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Abbigliamento
La pratica del Kobudo viene
effettuata indossando una giacca nera sui pantaloni bianchi del Gi per gli
allievi fino alla cintura marrone. Per gli allievi dal grado di "Brown Belt 1
tab" (cintura marrone con una striscia rossa, ovvero che hanno un'anzianità di
due anni di 1° kyu e che sono in preparazione per l'esame a 1° dan) è richiesta
l'Hakama oltre alla giacca nera.
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Programma Tecnico
Il programma Kuden Goshin Ryu Italia,
prevede lo studio delle armi tradizionali in base al programma ufficiale della
Ronin Yudansha Ryu International, secondo questa catalogazione:
Gradi dal 3° al 1° kyu:
- Keijo, Hambo, Bo (maneggio, kata di base, kata
superiori, applicazioni in autodifesa)
- Nunchaku, Tonfa (maneggio, kata di base, kata
superiori, applicazioni in autodifesa)
- Sai, Kama (maneggio, kata di base, kata superiori,
applicazioni in autodifesa)
Gradi dal 1° kyu 1 tab ai dan:
- Hojo-Jutsu
- Nagi-Nata
- Ken-Jutsu (Katana Presentation, Three Men Kata,
Kneeling Kata, Salutation, Standing Kata, Defence Kata)
- Wakizashi e Tanto-Jutsu.
Lo studio comprende anche, a livello di Randori, il
Kumi-Tachi con tutte le armi prevedendo la difesa dalla spada.
Tutti gli argomenti sono suddivisi nei programmi
ufficiali per gli esami di dan. Parte importante e complementare alla pratica
del Kobudo è lo studio delle corrette metodiche di respirazione, l'allenamento
alla concentrazione mentale mirata allo sviluppo del Ki e all'acquisizione del
controllo psico-fisico.
La pratica del Kobudo, particolarmente indicata ai
soggetti ambosessi di età matura, viene iniziata già a livello di allievi
cintura bianca e gialla, con i primi fondamentali di maneggio e di applicazione
di Keijo e di Nunchaku, per favorire lo sviluppo delle qualità di coordinazione,
destrezza, equilibrio. Soprattutto a livello di allievi junior, tale pratica,
anche se a livello ludico, si dimostra particolarmente efficace per lo sviluppo
mirato di tutte le qualità psico-fisiche.
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Le
più antiche sciabole giapponesi, "Ken" o "Tsurugi", dritte e affilate
sui due bordi (la struttura le accomuna alle spade) furono probabilmente
importate in Giappone dai "cavalieri-arceri" venuti dalla penisola
coreana a partire dalla fine del III° secolo e di cui sono stati rinvenuti
alcuni esemplari nelle tombe megalitiche dette "Kofun". Le loro lame
erano costruite in ferro forgiato, ma di pessima qualità. Probabilmente fu
solo a partire dal IX° secolo che i maestri forgiatori giapponesi (la
cui professione era considerata così sacra, che essi dovevano essere anche
preti Shinto) raffinarono le tecniche di forgia, forse anche dopo esperienze
analoghe cinesi e coreane, in modo tale che le lame dell’ VIII° secolo,
conservate nel museo di Shoso-in a Nara, ne testimoniano la migliore
qualità. I fabbri della fine del periodo Heian e di Kamamura (fino
al 1333), come quelli del periodo detto Muromachi (1333-1530), arrivarono
ad una tale perfezione tecnica di fabbricazione, che non venne più
superata nei secoli successivi. Si attribuisce il nome di "Koto" (antiche
lame) a quelle sciabole di qualità innegabile. Durante il periodo degli
Shogun Ashikaga (1336-1574) la decorazione delle sciabole una larga diffusione
che si protrasse per tutto il periodo Edo, in cui vennero fabbricate
le nuove lame dette "Shin-to" di grande qualità ma tuttavia inferiori, a
detta degli esperti, a quelle del periodo antico. Dopo la restaurazione
dell’era Meiji (1868), si produssero ancora numerose sciabole, destinate
non più ai Samurai ma piuttosto agli ufficiali dell’armata imperiale
e ai reparti di polizia. Tali sciabole vennero dette "Shin-shin-to"
(lame recenti), la cui qualità viene considerata inferiore alle precedenti.
Le spade a lama curva (sciabole) apparvero verso l’VIII° secolo, anche
se non esiste alcun documento ufficiale in merito. Da quell’ epoca tutte
le lame giapponesi furono costruite con quella curvatura e con un solo
bordo affilato sul lato convesso. D’ allora in poi le sciabole ebbero dimensioni
e forme alquanto diverse tra loro; tuttavia è possibile distinguere
due tipi fondamentali: il "Tachi" che si portava appeso alla cintura, piuttosto
lungo come dimensioni, era caratterizzato da una marcata curvatura.
Dapprima utilizzata in combattimento, questa sciabola venne in seguito utilizzata
solo per cerimonie e parate militari. Gli "Yefu-no-tachi" erano sciabole
riservate alle guardie del palazzo imperiale e ad alcuni nobili di
alto lignaggio (Kuge). I "Shozoku-tachi" facevano parte dell’abito da cerimonia
dei nobili della corte imperiale. Alcuni guerrieri di alto rango portavano
invece lo "Shirazaya-tachi", il cui fodero era ricoperto da una pelle di
orso. Queste armi piuttosto ingombranti, furono ben presto sostituite
con sciabole di minor curvatura "To", che venivano indossate, a partire dal
XIV° secolo infilate nella cintura (Obi). I guerrieri (Bushi) di alto
rango (Samurai) si distinguevano dagli altri per il privilegio, accordato
al loro lignaggio, di portare due sciabole, una lunga "Daito o Katana"
e l’altra più corta "Shoto o Wakizashi"; l’insieme costituito dalle
due sciabole era detto "Daisho". I cavalieri usavano, per combattere rimanendo
in sella, delle sciabole molto lunghe dette "O-dachi". I figli dei
Bushi indossavano a loro volta una sciabola, più piccola del normale, chiamata
"Mamori-katana" (sciabola di protezione), considerata più come un simbolo
di casta che come un’arma effettiva. Tra le altre armi in dotazione ai Bushi
esistevano anche vari tipi di pugnali, tra i quali occupavano un posto
preminente il "Tanto" (lungo circa 31 centimetri) e l’ "Aikuchi", che
strutturalmente somigliava al Tanto ma era privo di guardia (Tsuba). I "Kaiten"
erano invece dei coltelli, a volte impreziositi con gemme e decorazioni
a smalto, portati dalle donne ed i Bushi, che li dissimulavano tra le pieghe
del Kimono, per potersi difendere in caso di necessità e che potevano anche servire, in casi estremi, per eseguire
il suicidio rituale "Seppuku" tagliandosi la gola. Sciabole e pugnali
presentavano sempre un’impugnatura "Tsuka", e a volte una guardia "Tsuba"
e un fodero più o meno lavorato "Saya". I Samurai accudivano diligentemente
le loro sciabole, che mantenevano sempre perfettamente pulite, evitando con
cura di rinfoderare una lama che fosse ancora imbrattata di sangue.
Le sciabole antiche sono molto ricercate dai collezionisti e alcune di esse
raggiungono prezzi da capogiro. Purtroppo però, esse non si trovano
che raramente sul mercato, ma i fabbri giapponesi continuano a fabbricarne
per i turisti e gli appassionati di arti marziali. Va da se che queste sciabole
non vengono forgiate da specialisti e poco hanno in comune con la qualità
eccezionale delle lame delle tradizionali sciabole giapponesi. Queste ultime,
infatti, vennero esportate in gran numero a partire dall’epoca Kamamura,
in tutta l’Asia e più in particolare in Cina e in Tailandia, in cui costituirono
uno dei prodotti giapponesi più apprezzati. Attualmente, in mancanza
di sciabole originali, si collezionano le Tsuba, o guardamani decorate.
Esse, a volte bellissime e intarsiate in oro e argento, raggiungono
valori di stima considerevoli. Esiste tutta una terminologia tecnica
concernente sia le forme sia le decorazioni delle Tsuba, nello stesso modo
in cui hanno una particolare denominazione le varie parti che costituiscono
le lame delle sciabole e tutti gli accessori che le accompagnavano, come
i "Kozuka" e i "Kogai" (piccoli coltelli inseriti in appositi alloggiamenti
del fodero) e ancora per le differenti parti dell’impugnatura e del fodero
delle sciabole. Il fodero (Saya) era a volte provvisto, quando non
veniva utilizzato, di un cordoncino di cotone o seta "Sageo", annodato in
maniera complessa. Infine, il supporto in legno su cui veniva riposta
la sciabola, si chiamava "Katana-kake" e il contenitore in cui si metteva
durante il viaggio era detto "Katana-zutsu).Esiste altresì una terminologia
specifica per indicare le varie parti costituenti la sciabola giapponese:
fodero (Saya), guardavano (Tsuba), piccole borchie in metallo decorato che
servivano a coprire i pioli di legno o bambù (Mekugi) che fissavano
il codolo all’impugnatura ecc.. Nello stesso modo ogni parte della lama viene
descritta da un termine specifico: Ha (lato convesso della lama), Yakiba
(bordo affilato), Mune (dorso della lama), Kissaki (punta della lama), Nakago
(codolo della lama), Mekugi-ana (fori per i pioli di legno), Horimono
(intarsio sulla lama, detto "Bonji" nel caso in cui fossero disegnati
caratteri in sanscrito), Mei (incisione sul codolo del nome del fabbro),
Same (rivestimento dell’impugnatura con pelle di pescecane), Habaki
(tassello di cuoio che fissava la Tsuba alla lama). La forgia delle lame
era affidata ad artigiani che erano dei preti Shinto. Essi trasmettevano
i segreti delle loro tecniche direttamente di padre in figlio e molti di
questi non sono ancora stati scoperti. Generalmente la lame veniva
forgiata partendo da una barra di ferro, che veniva ripiegata in due e in
cui si inserivano, tra le parti piegate, pezzi di metallo di diversa
durezza specifica. L’insieme veniva ripetutamente martellato sino a renderlo
omogeneo, e successivamente forgiato per dargli la forma desiderata.
La lama, dopo essere stata limata e correttamente bilanciata, veniva resa
incandescente e temprata nell’acqua salata; mentre il filo era protetto
con un’ impasto argilloso per sottoporlo, in un secondo tempo, a una particolare
tempra differenziata. Come ultima fase di lavorazione, la lama resa
lucida e levigata da una sapiente pulitura e affilatura, assumeva il suo
aspetto definitivo. Il più delle volte occorrevano molti mesi per terminare
una lama che, a opera conclusa, assumeva per il Samurai un significato di
autentica sacralità. Esistevano molte famigli di maestri forgiatori,
che appartenevano a scuole regionali. Tra i fabbri più abili, forse il più
famoso in senso assoluto fu Goro Masamune (1264-1343).
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La Kick Boxing è una delle discipline da
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