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COSA DICE LA LEGGE
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Ecco
alcuni dati riguardanti l'ordine pubblico
di una città campione come Milano |
Rapine al cittadino:
l'85% sono effettuate con armi da
taglio, il 10% con armi da fuoco,il 5% a mani nude.
Risse nei locali:
il 95% con armi casuali improprie, il 5% con armi
da taglio.
Lite con violenza su
cose o persone:
70% a mani nude, 25% con armi improprie, 5%
con armi da taglio.
Rapine in farmacia:
30% con armi da fuoco, 70% armi da taglio o
siringa.
Rapine varie:
60% con armi da fuoco,
40% con armi da taglio.
Le percentuali corrispondenti
alle armi da fuoco comprendono anche le repliche e le
scacciacani. Dalla statistica sopraesposta risulta che
l'arma da taglio, l'arma impropria (chiave inglese, mazza da
baseball, martello, ecc.), l'arma casuale (sedie,bottiglie,
posaceneri, ecc.) e addirittura le mani nude, sono il mezzo
con cui vengono effettuate gran parte delle rapine e
aggressioni, una violenta realtà con cui ogni cittadino
assorto nei suoi pensieri può improvvisamente confrontarsi.
Esperienza questa che potrebbe segnare una svolta nella
propria vita se non addirittura essere l'ultima. Il
coltello, le armi affini e le armi improprie, sono dunque di
estrema attualità e trovano la vittima spesso impreparata e
incapace di sopravvivere ad uno scontro. Purtroppo le
statistiche mostrano che anche coloro che hanno seguito
corsi di difesa personale o praticato arti marzìali in
palestra si sono trovati spesso a soccombere dì fronte ad un
aggressore che sa usare la sua arma, in modo particolare le
armi da taglio. Molti dei lettori e componenti delle Forze
dell'Ordine si staranno confortando, forse, al pensiero
della propria arma da fuoco con cui difendersi in caso di
disperato bisogno, purtroppo basterebbe dare un'occhiata
alla videocassetta «Surviving Edged Weapons» prodotta dalla
Calibre Press ed utilizzata dalla Polizia americana per
rendersi conto di quanto illusoria possa essere questa
sicurezza. Il video in questione ricostruisce aggressioni
realmente accadute a poliziotti, che non facevano in tempo
ad estrarre l'arma che già subivano il contatto della lama
del coltello. Impressionante è inoltre la ricostruzione di
uno scontro tra persona armata di coltello e il poliziotto.
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Ma lo sapevate che in ITALIA sono migliaia ogni anno
le aggressioni a mano armata (coltello, cacciavite,
siringa, ecc ecc.
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Venerdì 18
Aprile 2003
L’aggressione in tribunale a Velletri, durante l’udienza per
la vendita di un appartamento
Accoltellato durante l’udienza
Giudice
ferito non gravemente
da un uomo disperato per un fallimento
Roma.
Accoltellato negli uffici giudiziari, mentre era in corso
un’udienza fallimentare. È successo ieri a un giudice civile
di Velletri (in provincia di Roma), Pierluigi De Cinti, 48
anni, esperto nel settore delle esecuzioni immobiliari.
Intorno a mezzogiorno, mentre era in corso la vendita di un
appartamento per conto di una banca creditrice, il giudice è
stato aggredito e accoltellato al torace. A colpirlo, in una
vera e propria furia omicida, Paolo Engst, marito della
proprietaria dell’appartamento. L’uomo, disperato forse nel
vedersi portare via le ultime cose di proprietà, aveva
chiesto al giudice il rinvio dell’udienza. Ma il giudice non
aveva concesso deroghe. Così, poco prima della sentenza,
Engst ha fatto il giro del tavolo, ha estratto il coltello e
ha colpito alle spalle De Cinti. E sono stati attimi di
panico, con la vittima - riversa a terra e sanguinante -
soccorsa da altri colleghi e trasportata d’urgenza
all’ospedale di Velletri. E l’aggressore in fuga nei
corridoi del tribunale. Un avvocato e poi un poliziotto che
era fuori servizio lo hanno però bloccato e l’hanno portato
al commissariato. Secondo quanto si è appreso, Engst avrebbe
usato un coltello da sub.
Le persone che si trovavano in aula, non si sono comunque
rese subito conto di quanto stava avvenendo: molti hanno
pensato solo a un’aggressione con un pugno. Poi ci si è resi
conti di quello che era successo veramente: dalla giacca del
giudice usciva del sangue e sul tavolo davanti a lui c’era
il coltello insanguinato abbandonato dall’aggressore.
Il magistrato ferito non è in gravi condizioni: i medici
dell’ospedale hanno riferito che il colpo è stato lieve e
che la lama non è entrata in profondità. Ricoverato nel
reparto di chirurgia, è stato sottoposto a radiografie ed
esami che hanno escluso la necessità di un intervento
chirurgico. La prognosi è di venti giorni.
Engst, che non ha precedenti penali, aveva un’impresa di
costruzioni poi fallita: questo aveva causato una serie di
problemi economici sfociati nell’udienza di ieri presso la
Sezione esecuzioni immobiliari del Tribunale fallimentare.
Di un altro episodio allarmante è stato invece protagonista
il gip del Tribunale di Napoli Rosanna Saraceno: l’auto
blindata che era stata usata per accompagnarla a Santa Maria
Capua Vetere (Caserta) dove aveva interrogato alcuni
detenuti, è stata infatti rubata nei pressi del
penitenziario e ritrovata incendiata in una località nei
pressi di un campo nomadi tra le province di Caserta e
Napoli. G
li investigatori stanno verificando un eventuale
collegamento tra gli arresti firmati dal gip
prima degli interrogatori
e l’azione criminosa
.
Non si esclude una coincidenza tra i due episodi o
l’eventualità che i ladri, solo successivamente, possano
essersi accorti che si trattava di un’auto blindata del
tribunale
e abbiano deciso di distruggerla
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Venerdì 18/07/2003
Accoltella il nuovo compagno della ex
moglie, arrestato
L’aggressore, G.A. 38anni è stato fermato dai carabinieri
dopo una telefonata alla ex moglie fatta in ospedale dove la
vittima, un operaio 32enne, si trova in prognosi riservata
Tentato omicidio. È
l'accusa con cui ieri sera è finito agli arresti G.A.,
trentottenne romano, dopo aver accoltellato il nuovo
compagno della sua ex-moglie 'colpevole' di essere corso ad
avvertire il padre di lei delle nuove minacce di morte che
l'uomo le aveva fatto.
A dire il vero la vita di
G.A e sua moglie, quasi coetanea, sin dall'inizio, quando
cioè dieci anni fa si erano sposati, non era stata davvero
fatta solo di rose e fiori. Anzi. Continui litigi, anche
abbastanza accesi, avevano infatti costellato la vita della
coppia fino a quando circa due anni fa avevano deciso
consensualmente di separarsi.
Ben poco era cambiato per
lei. L’uomo aveva infatti continuato imperterrito nei suoi
atteggiamenti intimidatori e violenti, pretendendo
continuamente del denaro. Dopo praticamente due anni di
pedinamenti fin sul posto di lavoro e minacce di morte,
l'altro ieri G.A., durante l’ennesima telefonata minatoria,
le ha urlato che se non gli avesse dato cinquantamila euro
quale, diciamo così, provento della divisione dei beni,
avrebbe fatto del male a suo padre.
È a questo punto che nella
vicenda è entrato in scena il nuovo compagno della donna
che, preoccupato dallo stato d’animo della sua compagna, è
corso dal padre per avvertirlo di quanto stava accadendo. Ma
una volta arrivato al negozio di quest’ultimo, non ha avuto
neanche il tempo di raccontare di quella telefonata che si è
trovato G.A. alle spalle, armato di coltello. Il
trentottenne, riconosciuto l’uomo, lo ha ferito sferrandogli
due fendenti all’altezza dell’addome, prima di fuggire
lasciandolo a terra.
Trasportato d’urgenza
all'ospedale 'Vannini', l'aggredito, di professione operaio,
con una profonda ferita al basso ventre, è stato
immediatamente sottoposto alle cure dei medici per poi
essere ricoverato con una prognosi riservata.
Immediato a questo punto è
scattato anche l’intervento dei carabinieri della Compagnia
Casilina che, dopo aver ascoltato il racconto della donna e
di suo padre, nonché di altri testimoni sul luogo
dell’aggressione, hanno iniziato una vera e propria caccia
all’uomo. È stato però lo stesso G. A. a metterli sulle sue
tracce.
Mentre la donna aspettava
in ospedale che i medici l’aggiornassero sulle condizioni di
salute del compagno, al cellulare le è arrivata la
telefonata dell’ex marito che è tornato all’attacco
pretendendo che gli fossero consegnati i soldi entro la
serata. D'accordo con i militari la ragazza si è presentata
all’appuntamento dalle parti di Largo Preneste per la
consegna del danaro.
Appena è uscito dalla
macchina G.A. si è però trovato davanti i carabinieri che lo
hanno bloccato. L'uomo non ha tentato di opporre resistenza
e dopo aver confessato le sue responsabilità in merito
all’aggressione, ha consegnato spontaneamente il coltello,
lungo dodici centimetri, che aveva usato per ferire il
compagno della donna, prima che gli venissero strette le
manette ai polsi con l’accusa di tentato omicidio
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E' successo sabato sera. Questa mattina la conclusione
delle indagini. Arrestato un giovane, indagato un
altro
Coltellata allo studente di colore
aggressione razzista a Varese
Una gomitata per provocare, poi una coltellata
che
poteva uccidere. L'africano in prognosi riservata
VARESE -
Uno spintone per provocare, poi una coltellata per uccidere.
Solo oggi si è saputo che un ragazzo di colore ferito sabato
sera a Varese, ha rischiato la vita per motivi razziali.
Questa mattina, infatti, la squadra mobile del capoluogo
lombardo ha concluso le indagini sull'accoltellamento, ha
arrestato un giovane varesino e ne ha indagato un altro a
piede libero. Il ferimento di Joshua Morgan 25 anni della
Sierra Leone, non ha (almeno per ora) altra spiegazione.
Escluso il regolamento di conti, esclusa ogni altra ragione
legata a conoscenza tra ferito e aggressori. Resta solo la
motivazione razzista. Joshua è stato ferito perché aveva la
pelle nera. Ora è in prognosi riservata all'ospedale di
Varese con una ferita superficiale al tessuto del fegato.
Dovrebbe cavarsela. Il feritore e il suo amico sono due
"teste rasate", due "skin heads". La cultura razzista,
insomma, c'è tutta, anche se non risultano rapporti con
gruppi estremisti di destra.
L'arrestato si chiama Livio Pintus, ha 21 anni e vive ad
Azzate. E' stato lui a tirare fuori il coltello e a colpire.
Di qui l'accusa di tentato omicidio e le manette. Il suo
collega ha 24 anni, abita a Induno Olona ed è accusato a
piede libero di favoreggiamento. Pintus è stato preso mentre
era seduto nell'auto parcheggiata in un centro del varesotto.
L'altro è stato trovato a casa sua. Hanno fornito versioni
piuttosto confuse. Ammettono di essere stati presenti,
sabato sera, nel luogo del ferimento, ma negano di esserne
stati protagonisti.
Li inchioderebbero, invece, i testimoni. Numerosi sulla
piazza davanti alla pizzeria di via dei Mille ai margini del
centro di Varese. Hanno raccontato di aver visto Pintus e il
suo amico fermi a chiacchierare, di aver notato il giovane
di colore (Joshua studia ingegneria in Italia, è in regola
col permesso di soggiorno ed è in attesa del riconoscimento
dello status di rifugiato politico) che passeggiava con due
amici, anche loro africani. La provocazione è scattata a
quel punto. Una gomitata e qualche parola offensiva. I tre
"neri" hanno ignorato il tutto proseguendo per la loro
strada. Sono stati inseguiti e aggrediti dai due giovani
italiani. Pintus ha tirato fuori il coltello e ha colpito
Joshua. Poi ha tentato un secondo fendente. Qualcuno è
intervenuto, c'è stata confusione. La gente ha cercato di
aiutare il ferito. Gli aggressori sono fuggiti.
La polizia, dopo una prima fase di incertezza, è arrivata
rapidamente alla conclusione. Troppe le testimonianze
concordanti. L'ipotesi dell'aggressione razzista è diventata
la motivazione ufficiale di questa brutta storia.
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Bassano(VI), aggressione e
pestaggio fascista contro uno studente
by NOnazi ! Sunday April 06, 2003 at 02:00 PM |
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Vigliacca aggressione
fascista ai danni di un rappresentante degli studenti
Bassano (Vicenza)
Il 28 marzo, in
pieno centro cittadino, 4 individui hanno aggredito un
ragazzo minorenne (un rappresentante studentesco),
trascinandolo in un luogo appartato,
picchiandolo brutalmente e ostentando frasi nazisteggianti.
Il ragazzo e' stato colpito diverse volte ed ha riportato
ferite guaribili in 10 giorni. Ha presentato denuncia.
La CGIL locale e il Bassano Social Forum hanno diffuso
comunicati di solidarieta'.
COMPLIMENTI alla
vilta' dei fascisti, che uccidono a coltellate un compagno a
Milano, aggrediscono e feriscono una compagna a Torino,
picchiano due ragazzine perche' sventolano la bandiera della
pace, cercano di impedire convegni antifascisti a Pavia, e
chiedono ai giudici di "far chiudere Indymedia".
antifascismo senza
soste
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Una questione nata
giovedì 29 tra due ragazzi appartenenti rispettivamente
ai Centri Sociali Eternit e Samir di Rovigo, per
questioni personali e non
certo di carattere politico, si è tramutata in una vera e
propria
aggressione ai danni del CSA ETERNIT, locali e persone.
Poche ore dopo la
disputa tra i due ragazzi, più di una trentina di
appartenenti ai Centri
Sociali SAMIR e PEDRO (PD), tra cui alcuni con tanto di
caschi e
manganelli, capeggiati dal leader dei Centri Sociali del
Nord-Est in
persona, Luca Casarini (il quale ha esordito dicendo “SONO
LUCA CASARINI,
DENUNCIATEMI ADESSO!!”), hanno fatto irruzione al CSA
ETERNIT col pretesto
di recuperare e punire il compagno incriminato che secondo
loro avrebbe
picchiato un militante del Samir insieme ad altre tre
persone.
Al momento
dell’aggressione all’Eternit vi era una decina di persone
che si
sono viste invadere il CS da questi che hanno iniziato a
picchiare in otto
un ragazzo che aveva semplicemente chiesto cosa stava
succedendo.
Contemporaneamente il resto del gruppo ha invaso il piano
superiore recando
danni a divani, finestre e tavolini
Il ragazzo che è stato pestato da otto persone ha
addirittura rischiato di
prendersi un fusto di birra in testa, che invece ha colpito
la tazza del
cesso (www.ecn.org/eternit/cesso.jpg) facendola esplodere in
mille pezzi.
Dopo mezz’ora si sono allontanati urlando “SA-SA-SAMIR!!!!”
come orgogliosi
di ciò che avevano appena fatto.
Ovviamente tra i due Centri Sociali Samir ed Eternit non è
la prima volta
che vi sono “scazzi” pesanti e soprattutto mai di natura
politica ma sempre
personale. E’ già da quando abbiamo aperto il CS che il CSO
SAMIR continua
a perseguitare, minacciare, aggredire per futili motivi i
compagni del CSA
ETERNIT.
NON è la prima aggressione ai danni del CSA ETERNIT, già il
12 Dicembre 98,
i militanti del CSO SAMIR hanno fatto irruzione durante un
sabato sera
malmenando alcuni compagni in venti contro uno, urlando
“COME PIAZZA
FONTANA!!!”, trattandosi dell’anniversario della strage di
stato fascista,
“NEGRO DI MERDA!!!” nei confronti di un compagno nigeriano
che si è difeso
con un coltello da cucina, “COMUNISTI DI MERDA!!!” avendo
dei compagni
iscritti al PRC.
Nel frattempo sono continuate minacce del tipo ”GUARDATE CHE
CHIAMIAMO I
PADOVANI CHE VI FAN SALTAR PER ARIA IL POSTO!!!” oppure la
recente “TRA 2
GIORNI CHIUDIAMO L’ETERNIT E APRIAMO UN DIBATTITO POLITICO
CON LUCA
CASARINI PERCHE’ COPRITE LO SPACCIO D’EROINA COL CENTRO
SOCIALE”, uno dei
tanti ridicoli e infondati pretesti per convertire scazzi
personali in
problemi politici.
Il giorno dopo hanno sfasciato il motorino del ragazzo
inizialmente
coinvolto e il sabato sono partite minacce sul luogo di
lavoro. La domenica
un ragazzo è stato aggredito per strada da quattro ragazzi
del CSO SAMIR in
scooter mentre tornava dal lavoro. La stessa sera sono
arrivate telefonate
minatorie al numero dell’INFO-LINE dell’Eternit e un ragazzo
è stato
brutalmente sprangato sotto casa da cinque persone col
casco, colpendolo
alle spalle mentre era impegnato a scaricare del materiale
della macchina,
lo hanno incantonato tra i due sedili rubandogli addirittura
le scarpe dopo
aver ricevuto dei calci che il nostro compagno aveva usato
per difendersi.
Lunedì sera c’erano altre persone ad attendere un ragazzo
dei nostri sotto
casa, ma sono scappate appena si sono accorti che era
scortato da amici.
Martedì sono continuate le telefonate minatorie a casa di
alcuni compagni
insinuando addirittura che avremmo sprangato una ragazza.
Per quanto questa gente ci voglia dipingere all’interno del
movimento e
soprattutto tra i CS del Nord-Est, come infami,
cattocomunisti, costola di
rifondazione, spacciatori di eroina, rivoluzionari da bar
ecc.. teniamo a
far sapere come i fatti siano andati e come questi usando
metodi squadristi
siano riusciti a creare una barriera tra gente che dovrebbe
pensarla allo
stesso modo, spaccando il movimento in città.
Queste persone sono convinte di rappresentare la verità e
infatti ci
stupisce come il CSO PEDRO e Luca Casarini, senza
minimamente aver mai
parlato con noi, si siano aggregati e preso parte a questa
vile aggressione
che neanche la polizia aveva mai fatto. Spaccare
vandalicamente i divani e
i tavoli del CSA ETERNIT, sprangare la gente sotto casa in
cinque contro
uno, fare terrore psicologico e ridurre le persone a doversi
far scortare a
casa perché questi “coraggiosi compagni” potrebbero
nascondersi e farti
l’agguato, ci costringono a non poter vivere in pace e la
gente è costretta
a vivere in un clima di tensione.
Addirittura alle manifestazioni nazionali hanno avuto il
coraggio di
minacciare e mettere le mani e i caschi addosso, vedi
Bologna 13 Maggio,
andando a Parigi il 27 marzo scorso e in molte altre
occasioni, a noi
compagni che vorremo contribuire senza questi diverbi
INUTILI e PERSONALI.
Speravamo di poter risolvere la situazione senza dover
coinvolgere l’intero
movimento dei CS in Italia trattandosi appunto di questioni
personali, ma
dopo gli ultimi fatti che hanno visto il coinvolgimento di
un altro CS e di
Luca Casarini, che appare spesso in televisione e sedi
istituzionali
parlando di Centri Sociali, rispetto, tolleranza e
solidarietà, NOI,
collettivo di gestione del CSA ETERNIT, riteniamo giusto e
doveroso
informare tutti i compagni e le compagne di quanto accaduto
e soprattutto
in che modo questo sia accaduto e senza aver mai voluto
parlare o ascoltare
il nostro punto di vista anche a ragione del fatto che parte
dei fondatori
del CSA ETERNIT erano tra i fondatori del CSO SAMIR.
Ovviamente ciò che è stato raccontato riguarda solo gli
ultimi avvenimenti,
anche perché ci vorrebbero mesi per riepilogare tutti i
fatti accaduti
negli ultimi due anni, quindi lasciamo a voi le conclusioni.
HASTA SIEMPRE
_______CSA ETERNIT_______
via oroboni c/o mercatortofruttikolo
Rovigo, Italy
eternit@ecn.org
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Dramma
della gelosia in pieno centro cittadino. Un macellaio
arrestato per tentato omicidio Accoltella
l'ex amante in piazza Durante l'aggressione ferito anche il convivente
della donna Rosanna Baglivo, colpita al petto, è
in prognosi
riservata
Dramma della gelosia, ieri sera, in piazza
Libertini. Un parcheggiatore a tempo perso,
Cosimo
Colavolpe, di 55 anni, e la sua
convivente, Rosanna Baglivo, di 48, sono stati accoltellati dall'ex amico di lei,
Oronzo Capoccia, 62 anni,
macellaio, che è stato arrestato con l'accusa di tentato
omicidio. La coppia si trova ora ricoverata nel Reparto di
chirurgia toracica dell'ospedale «Vito Fazzi». Raggiunta da
tre fendenti in pieno petto che hanno sfiorato un polmone, la
donna è in prognosi riservata; quanto all'uomo, raggiunto
invece da due coltellate nella regione costale, ne avrà per
quindici giorni. Teatro della brutale aggressione, la
centrale piazza compresa tra la zona antica e la zona nuova
della città, dove a sera molti leccesi parcheggiano le proprie
vetture per poi proseguire a piedi. Proprio lì, attorno alle
ore 21, accompagnato dalla sua compagna, Cosimo Colavolpe
aveva per così dire preso servizio in attesa che qualche
automobilista gli regalasse spontaneamente una moneta in
cambio di uno sguardo all'auto in sosta. I due erano
appena scesi da una utilitaria, quando sono stati affrontati
dall'uomo, armato di un coltello da lavoro. Tutto si è svolto
nel volgere di una manciata di secondi, perché dopo aver
apostrofato i due, l'aggressore ha preso a colpire. Colta di
sorpresa, la coppia ha cercato di proteggersi come poteva, ma
cinque fendenti sono andati a segno. Poi, probabilmente
soddisfatto, alla vista del sangue, Oronzo Capoccia si è
allontanato. Scattato l'allarme, ad opera di alcuni
automobilisti che nel frattempo avevano assistito alla scena,
sul posto sono intervenuti i carabinieri del Nucleo operativo
e radiomobile della Compagnia. Qualcuno ha provveduto a
trasportare i feriti al Pronto soccorso, ed allo stesso tempo
sono scattate le ricerche dell'accoltellatore, che ovviamente
era stato riconosciuto dall'ex amica, alla quale pare non
avesse mai perdonato di averlo lasciato per mettersi con un
altro. Poco dopo, aiutato da un agente carcerario libero
dal servizio, il macellaio è stato rintracciato in viale Lo Re
(con sé aveva ancora il coltello, una lama di trenta
centimetri), e di qui trasferito negli uffici della caserma
comando di via Lupiae, dove è stato interrogato e poi,
d'intesa col magistrato di turno, il sostituto
Maria Consolata Moschettini, dichiarato in arresto e trasferito in una cella del
carcere di Borgo San
Nicola.
|
I coltelli (tutti, di qualsiasi
misura) possono essere portati per
"giustificato motivo".
Il cacciatore è, per legge, in
situazione di giustificato motivo dal momento in cui parte
da casa a quando vi ritorna. Però non può salire in corriere
o in treno con un fiero coltello alla cintura! Meglio se lo
tiene nel sacco da montagna o nascosto.
In tutti gli altri casi
bisogna trovarsi in una situazione in cui sia dimostrabile
che si è portato o si sta portando il coltello per uno scopo
preciso: cercatore di funghi per tagliare i funghi,
escursionista o campeggiatore per le necessità di campagna,
artigiano per lavori attinenti al suo mestiere, ecc.
Non è considerato valido il
motivo generico: “perché lo uso per fare la punta alla
matita e per pulirmi le unghie!”
Non è valido il motivo di
difesa perché la legge vuole proprio evitare che si porti il
coltello per bucare la pelle altrui.
Si può sempre trasportare il
coltello impacchettato (anche se si può ferire una persona
senza aprire il pacchetto!).
Chi porta è coltello è meglio
quindi che abbia una scusa sempre bell'e pronta del tipo:
vado nel giardino del mio amico a tagliare un ramo!
|
Natura giuridica
Per
quanto concerne la qualificazione giuridica dei coltelli,
non vi è dubbio che per essi vale la regola generale per cui
ogni strumento, anche pericoloso, che ha una funzione
primaria diversa dall’offesa alla persona, deve essere
qualificato come strumento atto ad offendere. Questo è
sempre stato l’orientamento della giurisprudenza la quale ha
fatto un’unica eccezione solo per i coltelli a scatto e, di
recente, prendendo un abbaglio, anche per i coltelli
pieghevoli con blocco della lama. In effetti, a voler essere
del tutto coerenti, l’indagine sulla natura o meno di arma
dello strumento andrebbe fatto caso per caso, ma ciò non è
concretamente fattibile stante l’opinabilità di molti
concetti. Si consideri ad esempio quale scarso significato
pratico abbia la distinzione tra un pugnale e un coltello da
macellaio, entrambi affilatissimi, entrambi appuntiti,
entrambi studiati per essere ben maneggevoli, entrambi più
che adatti per uccidere, visto che per un corpo umano fa ben
poca differenza che una lama abbia un filo oppure due fili!
L’analisi
della materia, sulla base della pratica quotidiana e dei
principi generali della legge, riscontrabili, sia pure con
molti sbandamenti, in giurisprudenza, consente di enucleare
il seguente principio generale: i coltelli sono da
considerare sempre strumenti atti ad offendere salvo che in
concreto le loro caratteristiche specifiche, e in
particolare, quelle della lama, dimostrino che essi non sono
idonei ad alcun uso ragionevole diverso da quello
dell’offesa alla persona. Si presume quindi che un coltello
sia uno strumento, salvo che particolari caratteristiche lo
facciano identificare come arma propria.
Alla
stregua di questo principio si possono trarre le seguenti
conclusioni in relazione ai dubbi più frequenti che si
riscontrano nella pratica:
-
Coltelli a scatto, a scrocco, a molletta
La
Cassazione è stata influenzata da due pregiudizi: in primo
luogo da quello risalente alla vecchia giurisprudenza
relativa al codice penale del 1889 che vietava le armi
insidiose e che ha continuato ad applicare come se la legge
non fosse mai stata cambiata; in secondo luogo dall’erronea
convinzione che i pugnali fossero necessariamente a lama
fissa e che quindi ogni coltello a lama fissa o fissata
dovesse essere assimilabile ad un pugnale.
In
effetti non è affatto vero il principio affermato
apoditticamente dalla Cassazione che i coltelli a scatto
siano sempre e necessariamente armi proprie. La Cassazione
ha basato il suo giudizio su quelli più diffusi, a forma di
stiletto, che hanno la lama con punta a lancia e con doppio
filo i quali quindi, sono qualificabili armi, non perché
sono a scatto, come ha ritenuto la Cassazione, ma per il ben
più semplice motivo che sono dei pugnali pieghevoli veri e
propri. Un coltello a scatto con lama a punta arrotondata
non potrebbe essere mai considerato un’arma per il fatto che
la sua funzione non potrebbe essere altra che quella di un
normale strumento da taglio e l’apertura a scatto non
potrebbe essere considerata altro che una utilissima
facilitazione per chi deve usarlo con una sola mano. Si
pensi ad esempio al potatore che deve aprire il coltello
stando appollaiato su di un albero o al marinaio che deve
tagliare una cima in precarie condizioni di equilibrio. Ciò
è tanto vero che attualmente sono numerosi i coltelli
costruiti in maniera da poter essere aperti con una mano
sola. Del resto non pare proprio verosimile che la
Cassazione dichiarerebbe arma propria una taglierina da
tappezziere congegnata in modo da far uscire o rientrare la
lama con un congegno automatico!
In troppe
massime la Cassazione dimentica che ai fini della
distinzione non hanno alcun rilievo l’insidiosità dello
strumento o la sua pericolosità, ma esclusivamente la sua
destinazione primaria: un bisturi è certamente studiato per
penetrare nel corpo umano, è affilatissimo e pericoloso, ma
è destinato ad un uso lecito. Del resto proprio non si
comprende perché dovrebbe essere più pericoloso un coltello
che si apre con una sola mano, rispetto ad un coltello a
lama fissa portato alla cintura o sotto l’ascella in un
fodero: entrambi, allo stesso identico modo, possono
apparire inaspettatamente nella mano dell’avversario.
Si
segnala che con circolare 559C.7572.10179(17)1 il Ministero
dell'Interno ha avvertito che i coltelli a scatto sono da
considerare armi proprie, con tutte le conseguenze in ordine
al loro regime giuridico.
-
Coltelli pieghevoli con blocco della lama
Le
recenti sentenze della Cassazione che li hanno dichiarati
armi proprie sono il frutto di un vero e proprio abbaglio
tecnico. Il blocco della lama non è stato inventato per
poter utilizzare il coltello come arma, ma per essenziali
ragioni di sicurezza perché, come sa chiunque sia solito
usare un coltello per lavori manuali, è estremamente facile
che la lama del coltello non bloccabile, si ripieghi
improvvisamente, a causa di una manovra sbagliata o di un
urto, tagliando le dita del malcapitato che lo sta usando.
Si prenda ad esempio il famoso coltello Opinel, tipico
coltello del contadino francese, che da sempre è munito di
una ghiera girevole che consente di bloccare la lama, di
certo non per usi illeciti. La circostanza che in questi
ultimi anni siano sempre di più i coltelli muniti di blocco
della lama, è dovuta al fatto che le lame di oggi sono
dotate sempre di un filo da far invidia ai rasoi, così che
una chiusura accidentale può essere estremamente pericolosa,
ed al fatto che sempre di più i coltelli finiscono nelle
mani di persone inesperte che non sono abituate a
maneggiarli tutti i giorni, come i contadini di una volta.
Del resto, anche in questo caso, non pare proprio verosimile
che la Cassazione dichiarerebbe arma propria una taglierina
da tappezziere congegnata in modo da bloccare la lama in
apertura! Inoltre proprio non si comprende perché vi
dovrebbe essere diversità di trattamento tra chi porta un
coltello a lama fissa e chi porta lo stesso coltello che si
apre e diventa a lama fissa al momento del bisogno, visto
che ciò che conta non è l’insidiosità o la pericolosità, ma
esclusivamente la naturale destinazione d’uso.
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Coltelli da sopravvivenza, da caccia e da pesca
Per i
coltelli tipo “Rambo” si tratta in genere di coltelli a lama
fissa da caccia, di grosse dimensioni, con punta ricurva e
falso filo e, sovente con costa seghettata. Essi, a parte
l’aspetto un po’ impressionante (creato ad arte a fini
pubblicitari) sono solo dei normali coltelli da caccia e
quindi non sono assimilabili ad armi. Ovviamente non debbono
avere un doppio filo, in quanto in tal caso sarebbero dei
pugnali veri e propri. La differenza essenziale sta in
questo: se la lama è affilata solo in punta in modo da
creare il falso filo si è di fronte ad un coltello; se la
affilatura investe non solo la punta ma anche parte della
costa, si è di fronte ad un pugnale con doppio filo; questo
perché il falso filo è utile per certe operazioni venatorie
(sventramento e scuoiatura di animali), mentre che il doppio
filo è utile solo per infliggere colpi penetranti. E’ vero
che per un cacciatore che dovesse difendersi dall’assalto di
una fiera o per il pescatore che dovesse difendersi da un
pescecane, un pugnale sarebbe preferibile ad un coltello da
caccia, ma non pare che il legislatore abbia tenuto conto di
queste sfumature.
È
doveroso osservare che la distinzione tra coltello è pugnale
è un’invenzione esclusivamente italiana e che nessun altro
paese europeo mi risulta aver sentito la necessità di una
tale sottile distinzione, così come non ha sentito la
necessità di distinguere tra coltelli a lama pieghevole e
coltelli a lama fissa..
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Coltelli balisong
La loro
qualificazione, come per i coltelli a scatto, dipende dal
tipo di lama; se è una normale lama ad un solo filo non vi è
alcuna ragione per non considerarli degli strumenti; se
hanno lama di pugnale, dovranno essere considerati come
tali.
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Coltelli da lancio
In genere
hanno lama a forma di foglia, con doppio taglio, non hanno
altra funzione che quella di offendere la persona e quindi
vanno classificati tra le armi proprie. Si deve fare però
una doverosa distinzione per i coltelli da lancio per
artista di varietà, costruiti con particolare cura e la cui
destinazione è quella di essere lanciati, ma di non colpire
affatto chi si presta a fare da spalla al lanciatore: essi
sono chiaramente strumenti di lavoro; analogamente vanno
considerati solo strumenti sportivi i coltelli da lancio con
tagliente arrotondato, destinati ad essere lanciati contro
un bersaglio di legno in gare di abilità.
Coltelli a spinta “pushers”
sono
formati da una lama, di solito corta e a forma di foglia,
munita di un manico perpendicolare ad essa e con tallone
sottile, così che, una volta impugnato, la lama sporge dal
pugno, tra il dito medio e il dito indice. Sono usabili
esclusivamente per offendere la persona.
Coltelli
di libero porto
Ciò posto
si pone il problema ulteriore se tutti i coltelli siano da
considerare strumenti ad offendere oppure se ve ne siano
alcun tipi che, per la struttura o per le modeste
dimensioni, debbano essere considerati inidonei ad offendere
Il
legislatore del 1940, nell’art. 80 del Reg. al TULPS, aveva
saggiamente escluso dal novero degli strumenti atti ad
offendere, liberalizzandoli ad ogni effetto:
a)
i coltelli acuminati o con apice tagliente, la cui lama, pur
eccedendo i quattro centimetri di lunghezza, non superi i
centimetri sei, purché il manico non ecceda in lunghezza
centimetri otto e, in spessore, millimetri nove per una sola
lama e millimetri tre in più per ogni lama affiancata;
b)
i coltelli e le forbici non acuminati o con apice non
tagliente, la cui lama, pur eccedendo i quattro centimetri,
non superi i dieci centimetri di lunghezza.
In
altre parole non era considerato idoneo ad offendere la
persona
-
qualsiasi coltello con lama, fissa o pieghevole di lunghezza
inferiore a 4 centimetri (bisturi, temperino)
- un coltello, a lama acuminata o con apice
tagliente, sia fissa che pieghevole, con lama
non superiore a sei centimetri, purché il
manico non superi certe dimensioni (usuali coltelli da
tasca);
- un
coltello con lama non acuminata o apice non tagliente non
superiore a 10 centimetri di lunghezza (roncolette, coltelli
da potatura).
La scelta
del legislatore era ragionevole perché al di sotto di un
certo livello di lesività un coltello non si distingue da un
qualsiasi altro oggetto appuntito o tagliente (chiodo, pezzo
di vetro, ramo spinoso, ecc,.) e non vi è motivo di
sottoporlo ad un particolare regime giuridico.
La legge
110/1975, all’art. 4, nel dettare nuove norme per il porto
degli strumenti atti ad offendere, abrogava il secondo comma
dell’art. 42 del TULPS che vietava il porto di strumenti ad
offendere senza giustificato motivo. La Cassazione, dopo
qualche oscillazione, finiva per affermare che, abrogato
tale comma, doveva ritenersi abrogato anche l’art. 80 del
Regolamento che ne chiariva il contenuto. Decisione
probabilmente corretta da un punto di vista formale, ma che
crea una lacuna difficilmente colmabile dall’interprete e,
quindi, una incertezza nel diritto non trascurabile.
Non si
può infatti dimenticare che l’art. 80 era l’espressione di
una precisa ratio: mentre per i normali strumenti da lavoro
o sportivi e facile individuare i tempi ed i modi che ne
rendono giustificabile il porto, ciò non è possibile per
temperini e coltelli da tasca i quali sono strumenti
destinati a molteplici impieghi e di quotidiana utilità; un
coltello da tasca di piccole dimensioni viene portato non
per uno scopo preciso, ma perché nel corso della giornata è
strumento utile in una infinità di occasioni: aprire un
pacco, tagliare uno spago o un pezzo di nastro, tagliare del
pane, recidere un rametto, pulire le unghie, per non parlare
di tutti gli usi impropri in cui la lama del coltello viene
usata come leva, come cacciavite, come strumento universale
per ogni piccola riparazione. Ciò a maggior ragione per chi
vive in campagna. Quindi non vi è dubbio che in questo caso
il giustificato motivo è insito nella stessa natura dello
strumento che, per la sua modestia offensiva nessuno si
sogna di portare a scopi lesivi . Ciò vale a maggior ragione
per i coltelli multiuso che, oltre ad una o due lame,
dispongono di altri attrezzi (seghetto, cavatappi, lima,
ecc.) i quali, da soli, rendono giustificato il porto dello
strumento.
La
soluzione potrebbe essere quella di ritenere che nonostante
l’abrogazione dell’art. 80 Reg. TULPS, il suo contenuto
continui a sopravvivere come regola interpretativa
ragionevole per strumenti il cui porto per giustificato
motivo è implicito nella loro stessa natura. Comunque non si
potrà negare l’attenuante del fatto lieve a chi porti uno di
questi oggetti.
Come
per ogni altro strumento atto ad offendere, il giustificato
motivo al porto in una certa situazione, legittima anche al
porto in previsione di essa e dopo che essa si è verificata:
il cacciatore, ad esempio, può partire da casa, in città con
il coltello da caccia alla cintura, può portarlo sul terreno
di caccia e, fino a che, alla sera, non rientra in casa è
legittimato a portare il coltello anche se si ferma a far
quattro chiacchiere al bar dei cacciatori . Però nel momento
in cui il cacciatore usasse il coltello per minacciare,
senza esimenti, un’altra persona, il porto diverrebbe ipso
facto privo di giustificazione e quindi punibile (tesi
opinabile).
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ECCO COSA
CONSIGLIANO GLI ESPERTI IN DIFESA PERSONALE
DEL DISTRETTO DI POLIZIA DI HARLEM
NEW YORK
U.S.A.
Il comportamento umano è vario, ognuno di noi può reagire in
maniera diversa se aggredito o se offeso verbalmente.
Le mie osservazioni possono essere d’aiuto a tutti, in caso
di aggressione fisica.
1) Siete per la strada e qualcuno vi urta, vi taglia la
strada, vi insulta, cerca la lite, evitate, cercate di
andarvene.
2) L’aggressore vi insulta
verbalmente. Sempre a debita distanza, chiedete scusa e
allontanatevi.
3) L’aggressore vuole del
denaro, un orologio o il vostro portafoglio, dateglielo, la
vita è più importante di qualsiasi cosa. Nessun oggetto vale
quanto la vostra vita.
4) Ricordate in caso di
aggressione fisica mantenete le distanze, se vi aggrediscono
allontanatevi, se l’avversario è grosso e forte non vi
avvicinate troppo, non applicate né tecniche di proiezione e
né leve, allontanatevi.
5) Usate la strategia di
attacco, colpite per primi, ma se colpite, colpite forte. Un
colpo solo, ben assestato, può bastare e se vedete che
provoca dolore al vostro avversario, replicate con un altro
colpo e poi andate via.
6) Colpite sulle gambe, sul
ginocchio, sui testicoli, sugli occhi a distanza ravvicinata
colpite con le unghie. In caso di colluttazione e con le
mani bloccate mordete, anche i denti servono per difendersi.
7) Attenzione ai luoghi che
frequentate, specialmente di sera, attenzione al quartiere,
alle discoteche, al bar, cercate di non bere molto. State
sempre all’erta.
8) Se vi trovate di fronte ad
un attacco di più persone che non vogliono i soldi ma la
vostra vita. Che fare? Cercate negli attaccanti quello più
debole e scaraventatelo contro gli altri, attenzione a non
lottare per terra o in piedi altrimenti si possono ricevere
calci e pugni. Usate quello che avete tra le mani, chiavi,
bottiglie, sassi, telefonino, una penna. Tutto ciò che
potete lanciare e che vi permette di tenere a distanza i
vostri nemici. Nel caso usciate la sera munitevi sempre di
oggetti che vi potrebbero essere utili, alcuni reparti
speciali di marines adoperano del pepe per gettarlo negli
occhi dell’avversario, altri adoperano delle bombolette
spray con speciali repellenti, alcuni adoperano della lacca
per capelli. Esistono inoltre, ma non in Italia, delle
pistole elettriche che permettono di mettere fuori
combattimento anche un uomo di 100 chili.
9) Per le donne in caso di
aggressione a scopo sessuale, urlate a squarciagola così da
attirare l'attenzione dei vicini o di chiunque possa
sentirvi OPPURE fingete di avere interesse per l’aggressore.
Successivamente quando l’aggressore sarà vulnerabile
colpitelo e allontanatevi dal luogo, a corta distanza
adoperate le unghie e colpite al collo ed agli occhi, ad una
certa distanza colpite testicoli e ginocchio. Ricordate non
dovete resistere al vostro aggressore finchè non colpite
sorridete, il vostro desiderio è di fare sesso con lui. Se
siete in casa ditegli che sta per arrivare qualcuno.
Altrimenti vomitate e orinate oppure defecate, affermando di
essere malate o di essere affetti da AIDS. Se decidete di
reagire colpite dove fa più male. Non fatevi scrupolo, la
sopravvivenza è il vostro obiettivo. Ricordate si vive una
sola volta.
|
può sembrare assurdo ma è veramente così |
Il testo qui
sopra esposto è stato partorito da i più grandi ed eminenti
esperti in criminologia presso la Georgetown University di
Washington,ricostruendo aggressioni realmente accadute.
|
Il
coltello è un utensile creato dall’uomo per tagliare
materiali non troppo duri mediante una lama fissata ad un
manico. Si distingue in ciò da quelle armi bianche studiate
per penetrare nel corpo umano, come il pugnale. La
distinzione, dal punto di vista tecnico, può in alcuni casi
essere molto sfumata, tanto da aversi strumenti con
caratteristiche miste (coltelli-pugnale), ma la destinazione
primaria è in genere sufficientemente chiara e, sulla base
delle origini storiche dello strumento, del suo impiego in
certi ambienti culturali o etnici, delle sue caratteristiche
tecniche, non è difficile dire se ci si trova di fronte ad
uno strumento, solo occasionalmente atto ad offendere,
oppure ad un’arma propria con funzione primaria di ledere la
persona.
Siccome
il punto di contatto fra le due categorie è dato proprio dal
coltello e dal pugnale, è necessario precisarne le
rispettive caratteristiche e la terminologia di base.
Un
coltello è composto da due parti fondamentali: il manico od
impugnatura e la lama.
La lama è
generalmente una striscia di acciaio piatta, con facce
parallele o formanti un cuneo, che su di un lato viene
affilata in modo da creare il cosiddetto tagliente che può
essere liscio oppure a sega, ondulato, seghettato, ecc. In
coltelli sottili, in cui le due facce formano un angolo
molto acuto, il tagliente può mancare. L’estremità del
tagliente è detta filo, che può mancare in alcuni coltelli
(ad es. da ostriche). Mediante l’affilatura si crea il
giusto angolo del tagliente, mediante l’arrotatura si crea e
mantiene il filo. Il lato opposto al tagliente si chiama
dorso o costa della lama e può essere piatto, arrotondato,
seghettato, misto. La seghettatura non è prevista per
rendere lo strumento più lesivo ma per utilizzarlo come
seghetto o per il taglio di lamiere o di corde.
La lama
può terminare in una punta, rettilinea o ricurva verso
l’alto od il basso, od essere più o meno arrotondata oppure
tronca. Anche la punta arrotondata o tronca può essere, o
meno, affilata. La punta che è affilata per un breve tratto
anche sulla costa in prossimità della punta stessa, dicesi
falso filo.
Il filo
inizia dalla punta e termina al tallone, che è la parte più
robusta della lama su cui si appoggiano i fornimenti (elso,
manico, ecc.)
Dopo il
tallone inizia il codolo e cioè il prolungamento della lama
su cui viene montato il manico.
I pugnali
si differenziano dai coltelli per avere due taglienti e due
fili e una punta a lancia, vale a dire simmetrica su
entrambi i lati. Talvolta la lunghezza di uno dei taglienti
occupa solo metà della lama che presenta quindi, su di un
lato, sia una costa che un tagliente.
A seconda
del tipo di manico e di lama i coltelli assumono varie
denominazioni.
Distinzione fondamentale è quella tra coltelli a lama fissa
e coltelli con lama pieghevole o a serramanico o da tasca.
Coltelli
a lama fissa sono quelli in cui la lama è rigidamente
fissata in modo permanente all’impugnatura. Rientrano in
questa categoria i coltelli da cucina, i coltelli da tavola,
i coltelli da sopravvivenza (survival, anche noti come “tipo
Rambo” ), i coltelli da caccia e da pesca, ecc. Di regola i
coltelli a lama fissa vengono portati in un fodero per
evitare che si rovini il filo ed il pericolo di tagli
accidentali.
In questa
categoria possono trovarsi degli strumenti di lavoro con le
forme più strane come, ad esempio, i coltelli per scuoiare e
per conciatori di pelli (skinner) con lama semicircolare e
impugnatura posta ad angolo retto ad essa, così che la lama
esce tra due dita della mano che lo impugna. Alcuni sono poi
stati modificati in modo da avere una lama appuntita per
servire solo quali strumenti di offesa (coltelli a spinta).
Coltelli
a lama pieghevole sono quelli in cui la lama è mobile
ed incernierata nell’impugnatura entro cui può essere
serrata (da ciò il nome “a serramanico”). La maggior parte
di essi sono muniti di un bloccaggio di sicurezza (dente o
lamina di arresto, ghiera girevole), che blocca la lama una
volta aperta per evitare che essa si pieghi durante l’uso e
tranci le dita dell’utilizzatore. Coltelli da tasca di
modeste dimensioni vengono chiamati temperini. Molti
coltelli da tasca sono muniti di lame di diversa lunghezza o
di vari accessori (lima, seghetto, cacciavite, punteruolo,
ecc.).
In questa
categoria dei coltelli pieghevoli si debbono distinguere:
-
coltelli allungabili;
-
coltelli balisong,
-
coltelli con apertura a scatto;
-
coltelli a lama scorrevole o a gravità;
Coltelli
allungabili sono dei coltelli pieghevoli alquanto
rari in cui la lama è più lunga del manico così che quando
il coltello è chiuso, ne sporge egualmente un tratto; essi
possono quindi essere usati, in qualche modo, anche se
ripiegati.
Coltelli
balisong o a farfalla sono coltelli tipici delle
Filippine in cui il manico è diviso per il lungo in due metà
entro cui si trova la lama come in un astuccio, incernierata
al tallone con esse. Aprendo le due metà e facendole ruotare
di 180 gradi, la lama rimane libera e si forma il manico da
impugnare. Trattasi quindi di un normale coltello la cui
destinazione o meno ad offendere andrà stabilita in base
alle caratteristiche della lama.
Coltelli
ad apertura a scatto sono coltelli in cui la lama,
incernierata sul manico, viene aperta automaticamente, con
la pressione di un bottone di scatto, ad opera di una molla.
Di regola un meccanismo blocca poi la lama in posizione di
apertura.
E’
opportuno ricordare che per un equivoco linguistico, avendo
molti inteso che coltello a serramanico fosse quello in cui
la “lama si fissa (si serra) nel manico” alcuni dizionari e
la Cassazione in molte sentenze, hanno chiamato i coltelli a
scatto “coltelli a serramanico”, creando non poca
confusione).
Coltelli
a lama scorrevole sono coltelli in cui la lama non è
incernierata o fissata sul manico, ma scorre all’interno di
esso e ne esce per forza di gravità e perché proiettata in
avanti da una molla, fino ad essere bloccata in posizione di
apertura. Sono poco frequenti e più usati come arma che come
strumenti, in quanto la lama manca della necessaria
stabilità per lavori manuali.
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