|
|
|
F.lli Calvi in Libia
|
|
|
·
Fin dal 30 settembre 1911 Derna fu oggetto d'una dimostrazione navale da parte della squadra italiana dell'ammiraglio Presbitero, per indurre la città alla resa. Dato il temporeggiare delle autorità turche e qualche atto d'ostilità, la città venne bombardata il 16 ottobre e indi occupata, prima da truppe di sbarco della marina, poi (4 novembre) da reparti dell'esercito.
cliccate
Qui.
| |
|
|
Battaglione Alp."Bassano" |
|
|
|
Battaglione Alpini Edolo |
|
|
|
Torrione Albiolo - 2908 mt |
|
|
Il Torrione d´Albiolo è una elevazione di cresta a sinistra della verticale e imponente Punta d´Albiolo che domina il vallone compreso fra la Cima Casaiole a ovest e la dentellata cresta che si diparte dal Monte del Tonale Orientale a est. La punta non va confusa con la cima, o torrione, alto 2970 m e ben più difficoltoso da salire per via di roccia..
cliccate
Qui.
| | |
|
|
Dal 1915 al 1918 Grande Guerra |
|
|
Australia |
Russia |
America |
Cina |
Europa |
Sud
Africa |
Canada
Selvaggio |
Il Nord
Europa |
Il Sud
America |
India
misteriosa |
Nel mondo in quegli anni difficili.
| |
|
|
La Punta Albiolo |
|
|
il Sentiero degli Alpini, (quì Attilio Calvi ricevette una medaglia d'argento al valor militare) è un sentiero attrezzato quindi da affrontare con prudenza e con attrezzatura adeguata (imbrago-kit ferrata) e sconsigliato a chi soffre di vertigini. Dopo aver percorso cenge esposte e scivolose, attraversato dei traversi si raggiunge una forcella dove ci sono cartelli segnaletici. Si scende leggermente e si prosegue verso destra seguendo i segnavia che salgono in breve ad una zona pianeggiante di massi sottocresta, attraversare il pianoro seguendo i segni e puntando verso la cresta. Si aggira la cresta in vista dei laghetti di Albiolo e quindi la si rimonta nell'ultimo tratto. Attraversato un blocco roccioso si raggiunge la forcella sotto la vetta che si risale lungo un cavo metallico fino alla croce di vetta (postazione militare scavata dentro il roccione sommitale del torrione). Da malga Valbiolo ci vogliono circa ore 2.30
secolo.
cliccate
Qui.
| |
|
|
Cresta della Croce |
|
|
Risalita in auto l’intera Val di Genova, si parcheggia al termine della strada asfaltata, presso malga Bedole. Seguire la strada sterrata che in circa 20’ conduce al rif. Bedole. Proseguire lungo la strada, fino alla partenza della teleferica del rifugio Mandrone, e poi prendere il sentiero con le indicaz. per il rif. Lobbia (sentiero del “Matarot”). Il sentiero sale nel bosco su faticosi gradoni, fino ad arrivare ad una piana erobsa a circa 2000 mt. Traversato il torrente (2 ponticelli a dx), il percorso risale il lato sx orografico della valle, su massi che al mattino sono spesso umidi e scivolosi, fino ad un altro pianoro sassoso. Si traversa questo pianoro tra blocchi e pietre, fino alla testata della valle, quando poi il percorso (sempre ben segnalato da bolli rossi e/o omini) sale verso dx, su terreno più franoso. Si raggiunge così la base di grandi placconate granitiche, sempre su terreno piuttosto ripido e faticoso. Qui comincia il tratto attrezzato con funi metalliche e pioli d’acciaio, oltre il quale le pendenze si addolciscono leggermente, e si perviene nei pressi della base del ghiacciaio. Da qui si può scendere brevemente sul ghiacciaio (laghetto) e, risalito il primo salto, dopo un tratto in piano si sale verso dx proseguendo poi fino ad arrivare al passo della Lobbia; oppure si continuano a seguire i bolli del sentiero che sale ripido verso dx e poi, con un traverso sempre verso dx, si arriva al passo della Lobbia, poco lontano dal quale è posto il rifugio (mt. 3040, ore 4,30 dalla partenza). Dal passo proseguire verso S portandosi sulla vedretta che si risale puntando ad una insellatura rocciosa che scende dalla cresta N della Punta Giovanni Paolo II. Con breve e facile arrampicata si perviene così sulla cresta, che si segue tra grossi blocchi rocciosi. Nell’ultimo tratto ci si sposta a dx (versante NW) e, risalito un ripido tratto nevoso, si perviene alla croce di vetta (1h dal rif.).
DISCESA: per la via di salita. E’ consigliabile, in quanto molto più veloce, anziché ritornare al Passo della Lobbia, proseguire lungo il ghiacciaio descritto sopra come variante di salita, che al termine del ghiacciaio a circa q. 2700 mt., si ricollega al sentiero di salita.
cliccate
Qui.
| |
|
|
|
Vedretta della Lobbia |
|
|
Per essere spiritualmente vicini ai Fratelli Calvi che qui combatterono bisognerebbe fare visita alla Fondazione “ Caduti dell’Adamello”.
Tra le Vedrette della Lobbia e dell’Adamello-Mandròn teatro della “guerra bianca” il rifugio ai piedi della Lobbia Alta, sorto a notorietà per una visita di Papa Giovanni Paolo II nell’estate del 1986, dispone di 100 posti letto ed è aperto da luglio a settembre. In primavera è aperto per le attività scialpinistiche. È in fase di completa ristrutturazione.Qui Attilio Calvi si conquistò la sua quarta medaglia d'argento
cliccate
Qui.
|
|
|
La prima linea sull'asiago |
|
|
La battaglia degli Altipiani fu combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno 1916, sugli altipiani vicentini, tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico, durante la prima guerra mondiale, impegnati in quella che fu definita dagli italiani come "Strafexpedition", traduzione in tedesco di "spedizione punitiva"[3]. In tedesco la battaglia è individuata come Frühjahrsoffensive (ossia Offensiva di primavera) o Südtiroloffensive (poiché all'epoca il Trentino era il territorio più a sud del Tirolo)[4]. Durante la battaglia le perdite tra i due eserciti ammontarono a 230.545 uomini.
cliccate
Qui.
| |
|
|
LE TRE GUERRE DEL GRAPPA |
|
|
La conquista del Grappa, infatti, avrebbe consentito agli austo-ungarici di dilagare nella sottostante pianura veneta e colpire alle spalle il nostro schieramento sul Piave, dal Montello al mare.
Consci dell'importanza del loro compito - "Monte Grappa tu sei la mia Patria" diceva la loro canzone -, i soldati del Grappa, anche a costo dei più gravi sacrifici, nella prima e seconda battaglia difensiva contesero accanitamente ogni palmo di terreno all'irruenza nemica, sino a stroncarne ogni velleità offensiva e travolgerla per sempre con la terza battaglia dell'ottobre 1918.
cliccate
Qui.
| |
|
|
Gli Alpini e i Bersaglieri |
|
|
rSul fronte Orientale del Ortigara e dei sette comuni, 2 fratelli Calvi ebbero modo di combattere fianco a fianco con i mitici Bersaglieri. I bersaglieri sono una specialità dell'Arma di fanteria dell'Esercito italiano. Ogni 18 giugno si festeggia l'anniversario della loro costituzione, avvenuta nel 1836.
cliccate
Qui.
| |
|
|
Il Tenente Inferocito |
|
|
Il Tenente Natale Calvi a detta dei suoi commilitoni era " inferocito " contro gli Austriaci perchè ad est questa guerra portò terrore fin giù a Bassano, come zona di guerra, paralizzando ogni attività sino al 1916. Proprio in quell'anno la vicina cittadina montana di Asiago venne occupata dagli imperiali, dal cui centro completamente raso al suolo dai bombardamenti lanciarono alcune granate verso Bassano. La disfatta di Caporetto (1917) vide poi la città in prima linea, costringendo all'evacuazione più di 7000 persone. Oltre a ciò, nella città si riversarono migliaia e migliaia di soldati diretti al fronte seguiti da intere carovane di fuggiaschi civili provenienti dai vari paesi invasi dagli austro-ungarici, in particolare dall'altopiano dei Sette Comuni. Furono giorni terribili anche perché gli austriaci giunsero a pochi chilometri dalla cittadina, fermando il fronte di guerra sul Monte Grappa, nella Valsugana e sui rilievi a sud dell'altopiano di Asiago.il Tenente Natale Calvi era anche preoccupato per suo fratello minore, affidatogli quale mitragliere tra le sue fila.
cliccate
Qui.
| |
| |
|
|
|
|
La storia dei F.lli Calvi eroi natii di Piazza Brembana che con il loro sacrificio contribuirono in maniera rilevalte alla vittoria della prima guerra mondiale. Ricevettero molte medaglie al valor militare per meriti di guerra.
|
|
Benvenuti
nella nostra nuovissima area dedicata alla prima guerra mondiale 1915/18
La storia dei fratelli Calvi
C’è chi abita in via Fratelli Calvi, chi fa un’escursione al Rifugio Calvi e chi passeggia di fronte al monumento del centro di Bergamo dedicato sempre a loro. Ma sono in pochi a conoscere la storia dei quattro fratelli di Piazza Brembana. Tre di loro (come i fratelli Ryan del film di Spielberg 30 anni dopo) morirono in guerra a pochi mesi di distanza uno dall’altro. Ma a differenza del film l’unico incolume non fece in tempo a invecchiare: venne stroncato dall’influenza spagnola che imperversava in Europa. Le figure dei quattro fratelli vennero sfruttate per vent’anni dalla retorica fascista e poi un po’ alla volta dimenticate. Ora, a un secolo dall’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra, la loro storia viene raccontata da un grande giornalista.
Il Risorgimento ha avuto la madre dei fratelli Cairoli: cinque figli, quattro caduti combattendo con Garibaldi, il quinto, Benedetto, che diventa presidente del Consiglio. La Resistenza ha avuto i sette fratelli Cervi, fucilati dai fascisti, ancora presenti nella memoria collettiva e nella polemica politica. Quasi nessuno ricorda i quattro fratelli Calvi - alpinisti, alpini, destinati a non sopravvivere alla Grande Guerra - e la loro madre: Clelia Pizzigoni Calvi, che la retorica del tempo trasformò nel simbolo della Mater Dolorosa.
«Ella, la Madre martire sublime, non superata da alcuna, oggi è sola nella vuota casetta di Piazza Brembana. Ella piange, inconsolabile, ma ormai da tempo non ha più lacrime - scrivevano i giornali -. Dall’aurora ad oltre il tramonto d’ogni giorno Ella vive ogni istante con lo spirito dei suoi Eroi; Ella lavora infaticabile insegnando tutto il giorno ai fanciulli delle scuole l’amore e lo studio e, soprattutto, come si deve morire per la Patria». E ancora: «Ella ha sempre d’innanzi l’immagine dei figli, Ella pare sempre li veda, li segua sui campi di battaglia, nelle mirabili fasi della lotta; Ella li scorge sciare veloci all’assalto, sul ghiacciaio aspro, verso il nemico; li vede arrampicarsi sui dirupi infuocati, sui crepacci profondi, li vede ad uno ad uno cadere; li ode invocare “Mamma” nel momento estremo; ne sente l’ultimo palpito. Così Ella vive sempre con loro».
Natale Calvi, detto Nino, era il maggiore. Grande appassionato di montagna, come il fratello Attilio, di due anni più giovane. Insieme combattono in Libia. Nel 1915 addestrano le reclute alla guerra ad alta quota, insegnano ai giovani alpini a sciare, li guidano sul Tonale e sull’Adamello. Nell’aprile 1916 Nino e Attilio Calvi comandano due dei tre reparti che vanno all’assalto del Dosson di Genova, un saliente strategico per il controllo dell’Adamello: giornate da tregenda, nubi basse, cime ghiacciate; si combatte a oltre tremila metri. Gli alpini conquistano il crinale, ma Attilio è ferito gravemente: muore dopo due giorni di agonia, a 26 anni.
Nino è ossessionato dalla scomparsa del fratello. Continua a combattere con gli alpini sino alla fine della guerra, negli ultimi giorni è mutilato a un piede sul Grappa, ma non vuole rinunciare a salire in montagna. Morirà nel settembre 1920, travolto da una valanga, sulla parete Sud dell’Adamello, dove era caduto Attilio. Due cime del massiccio portano i loro nomi. Santino Calvi, il terzo fratello, è ancora più inquieto. Volontario a vent’anni, dopo cinque giorni di guerra gli viene assegnata la medaglia d’argento al valor militare: è uscito per tre volte dalla trincea di cima Vezzena per recuperare i compagni feriti. Una notte, in cordata, viene colpito al volto da una pallottola che gli spezza la mascella.
È in convalescenza quando apprende della morte di suo fratello Attilio: chiede di tornare subito al fronte. Combatte sull’altopiano di Asiago. Gli austriaci scavano una galleria nel ghiaccio per sorprendere la compagnia di cui Santino Calvi è al comando, la sessantaduesima del battaglione alpini Bassano: lui li mette in fuga con le bombe a mano, poi si assume la responsabilità dell’impreparazione del suo reparto. Mandato sull’Ortigara a espiare, il 10 giugno 1917 scrive alla madre per prendere congedo e guida l’assalto al passo dell’Agnella, falciato dalle pallottole: prima è ferito a una spalla, poi di nuovo al viso, infine al petto: «Chesta l’è chèla giösta», questa è quella giusta, dice agli uomini che lo soccorrono.
Giannino Calvi, il più piccolo, è anche il più tranquillo della famiglia. Vorrebbe farsi prete. Dopo la morte di Attilio e Santino decide di arruolarsi. Gli alti comandi vorrebbero evitargli la prima linea; lui rifiuta privilegi. Combatte sul Grappa agli ordini del fratello superstite, Nino. Illeso, muore di febbre spagnola sulla via del ritorno a casa. Poco più di un anno dopo, il 15 dicembre 1919, si spegne per il dolore il padre dei fratelli Calvi, Gerolamo, a lungo sindaco di Piazza Brembana.
Clelia Calvi resta sola ad accogliere, il 30 ottobre 1921, le salme dei suoi quattro figli. Scrivono messaggi il re, un leader politico emergente, Mussolini, e l’immancabile D’Annunzio.
Il Vate finanzia anche il monumento alla memoria nel centro del paese, e detta l’epitaffio: «Natale, Attilio, Sante, Giannino / Fiore dell’italica gioventù / orgoglio della natìa piazza Brembana / I quattro fratelli Calvi, con impeto d’aquila / difesero in guerra le vette della patria. / Morte li spense / Gloria li cinse d’alloro immortale».
La madre dei fratelli Calvi ricevette ben 25 medaglie al Valore. Una foto la ritrae con il petto sfolgorante di riflessi d’oro e d’argento. Divenne un punto di riferimento per le mamme della zona che avevano perso i loro figli. Andava nelle scuole a raccontare la storia di Nino, che sciava sotto le granate, e Attilio, caduto con la baionetta in pugno. Sapeva a memoria i nomi delle località dove avevano combattuto: il Corno di Cavento, il Monte Campigoletti, il torrione dell’Albiolo... Morì nel 1953, e ancora oggi la Fondazione mamma Calvi premia i ragazzi di Piazza Brembana, ogni anno, il 4 novembre.Per sapere tutto sulla grande guerra comprate il libro di Aldo Cazzullo ( La Guerra dei nostri nonni. )E' Bellissimo.
cliccate Qui.
CLICCA SU GENERALE ALBERTO VEZZOLI
|
|
|
Appuntamento
con il diario di Nino Calvi. |
|
|
A distanza ormai di un secolo, i luoghi della Grande Guerra si sono ingentiliti, quando non sono stati risucchiati da angoscianti periferie: il Giro della Grande Guerra si percorre con gli sci, tra una sciovia ed un bombardino (che non è arma di offesa, a parte forse per il fegato), il sacrario del Tonale è pacificamente assediato di auto parcheggiate e funge da area pic-nic e così via. Ma le tracce permangono; e proprio le mie prime uscite sciistiche al passo del Tonale mi avevano fatto notare i rotoli di filo spinato, i resti dei camminamenti e delle trincee, mi avevano fatto scoprire il Castellaccio, i cui baraccamenti avevo osservato in una vecchia foto di famiglia, fino allora per me enigmatica.
Per saperne di più
cliccate
Qui.
|
|
Tutto quello che dovreste sapere sulla battaglia dell'Adamello e i vittoriosi fratelli Calvi. |
|
Leggendo della guerra bianca in Adamello non potevo non giungere ai fratelli Calvi. Forse qualcuno tra i miei concittadini, sollevando casualmente lo sguardo dal telefonino durante una vasca nel centro della Città Bassa, avrà notato il monumento a loro dedicato (un pilone portabandiera non particolarmente bello; vedi foto), ma credo che pochissimi ne sappiano qualcosa. Eppure i Calvi sono stati degli eroi, qualcosa di cui è difficile parlare oggi senza scivolare nella retorica dei valori. Quattro fratelli nati a Piazza Brembana, un paese della valle omonima, tutti arruolati negli Alpini; l'Adamello e l'Ortigara i teatri delle loro imprese. Due moriranno in guerra, uno nel 1919 nell'epidemia di febbre spagnola. Resta Nino, il maggiore dei quattro, il personaggio più affascinante, una vita quasi da film hollywoodiano.
Nino Calvi è il prototipo dell'eroe: nato nel 1887, capitano degli Alpini al Rif. Garibaldi in Adamello, organizza e conduce la campagna dell'aprile-maggio 1916 che porterà alla conquista dei ghiacciai del Mandrone e della Lobbia e delle linee di cresta Lobbia - Cresta croce - Dosson di Genova e Crozzon di Fargorida - Crozzon di Lares. Un'impresa che ha dell'incredibile per le quote a cui è condotta (tutte sopra i 3000 m) e per lo "stile": Calvi, in antitesi con la cultura militare italiana dell'epoca, capisce che in alta montagna non servono assalti in massa, ma piccoli gruppi di scialpinisti-soldati che possano cogliere il nemico di sorpresa attaccandolo su più fronti, e i fatti gli danno ragione: la conquista delle Lobbie e di Cresta Croce da parte dei diavoli bergamaschi scatenati sull’Adamello, nella tempesta e nella bufera glaciale (Gadda) costa pochissimi morti (9), ed è anche merito del fratello Attilio che comanda una delle colonne di attacco. Per saperne di più sul fronte dell'Adamello
cliccate
Qui.
|
|
|
|
La tragedia immane sul Corno di Cavento |
|
Per la prima volta, in quest'area approfondiremo e ricostruiremo per bene i fatti accaduti sul Corno di Convento . Quando il pluridecorato Giordana vorrà tentare l'attacco frontale al passo di Fargorida il 30 maggio, in pieno giorno, nella neve molle che ostacola i movimenti, ne risulterà un massacro e saranno ancora manovre di piccoli gruppi che daranno la vittoria finale agli italiani.
Insofferente della burocrazia e delle formalità, senza mezze parole anche con i superiori quando si tratta di difendere i "suoi" soldati, Nino Calvi non riceverà mai alcuna promozione - nonostante le promesse - per le innumerevoli imprese vittoriose (altro es., il Corno di Cavento). Vedrà cadere il fratello Attilio a poca distanza da sé durante l'assalto al Passo di Fargorida (da leggere a pag. 41 la morte di Attilio Calvi nel Castello di Udine di Gadda), sentirà della morte di Santino sull'Ortigara, nell'unica conquista italiana del 10 giugno 1917 nell'assurda Operazione K e perderà Giannino nel 1919, dopo che i due hanno combattuto insieme sul Grappa. a i
cliccate
Qui.
|
|
|
La strategia e la tattica dei Fratelli Calvi - LA GUERRA " MORDI, SFONDA E RIPIEGA |
|
La NUOVA strategia portata avanti dai fratelli Calvi era fatta da azioni di pochi arditi disposti a sfondare in velocità le linee nemiche . Un nuovo modo di fare la guerra più da assaltatori che da alpini statici di trincea.
Per capire meglio la mentalità della battaglia improvvisa e veloce prediletta dai F.lli Calvi
cliccate
Qui.
|
|
"L'Italia di fine ottocento vede la nascita degli eroici fratelli Calvi. " |
|
NATALINO nacque il 26 febbraio 1887. - ATTILIO nacque il 4 novembre 1889. - SANTINO nacque il 3 maggio 1895. -GIANNINO nacque il 6 maggio 1899. -
Per capire l'Italia di quel periodo 1850/1899
cliccate
Qui.
|
|
La campagna d'Africa di Attilio Calvi |
|
ATTILIO CALVI E LA GUERRA DI LIBIA - Laureato in legge ed avvocato, quando già brillantemente cominciava ad affermarsi nel Fòro bergamasco, i destini della Patria vollero che altro fosse il suo cammino e ben altra fosse la meta della sua esistenza. Nel novembre 1911 Attilio inizia la vita eroica. In quel fosco autunno, Sottotenente del 5° Alpini, nella 51° Compagnia, parte per la guerra di Libia. Sbarcò a Derna con i suoi Alpini e il loro valore brillò soprattutto alla Ridotta Lombardia. Attilio, che si era battuto come un leone, fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare. Nella primavera del 1913, reduce dalla guerra di Libia, dove già l’anno prima era giunto il fratello Natalino, faceva trionfale ritorno a Bergamo e a Piazza Brembana, ove i suoi concittadini gli tributarono grandi onori.a
Per saperne di più
cliccate
Qui.
|
AL RIFUGIO GARIBALDI - Il quartier generale avanzato per 2 dei 4 fratelli Calvi : Attilio e Natalino |
|
Allo scoppio della guerra mondiale, Attilio Calvi, Tenente del suo 5° Alpini, il 24 maggio 1915 partiva per l’impervia zona del tonale. Il 21 agosto 1915 egli muove coi suoi Alpini alla conquista di Punta Albiolo, pilastro del Passo Tonale, in mano al nemico. Dopo aspro combattimento la posizione viene espugnata ed Attilio viene decorato di una seconda medaglia di bronzo. Un mese dopo, il 25 settembre, egli muove all’attacco del Torrione dell’Albiolo, altro formidabile pilastro del Tonale, in mano nemica. La posizione viene conquistata e Attilio decorato della sua prima medaglia d’argento al valor militare. Nell’ottobre 1915 Attilio è trasferito al Rifugio Garibaldi, dove s’ incontra con il fratello Natalino, Capitano del 5° Alpini, con Cesare Battisti e con Guido Larcher.
Per visionare
le mappe e localizzare meglio il Rif. Garibaldi e la prima linea di quel fronte di Attilio e Natalino
cliccate
Qui.
|
Le 4 medaglie d'Argento di Attilio Calvi Eroe della prima grande guerra. |
|
Gli esperti militari amano studiare strategia militare e comportamento di questo grandissimo eroe nazionale, nonchè nostro amato e rimpianto compaesano, che dopo aver avuto la possibilità di intraprendere gli studi, che gli permisero di ottenere la laurea in legge, Attilio non poté esercitare a lungo la professione di avvocato, dato che già nel novembre del 1911 fu chiamato a servire la patria . Arruolato nella 51ª compagnia del Battaglione Alpini Edolo inquadrato nel 5º Reggimento alpini con il grado di sottotenente, ebbe modo di mettersi in evidenza tanto da essere insignito con una medaglia di bronzo al valor militare, grazie alla calma ed al coraggio messi in campo.
Grande conoscitore delle montagne, esperto alpinista nonché membro di un noto gruppo di arrampicatori su roccia, allo scoppio della prima guerra mondiale, il 23 maggio 1915, fu inquadrato nella 50ª compagnia del battaglione degli alpini "Edolo" con il ruolo di tenente. Nello stesso corpo ebbe modo di stringere amicizia con Gennaro Sora, bergamasco come lui, e fare conoscenza con il volontario ed EROE Cesare Battisti.LE ONOREFICENZE DI ATTILIO CALVI : Croce al Merito di Guerra +
Medaglia di Bronzo al valor militare ( a Derna in Libia 11 e 12 febbraio 1912) + la PRIMA medaglia d'argento al valor militare ricevuta per il grande coraggio dimostrato sulla Punta Albiolo, 21 agosto 1915.+ SECONDA Medaglia d'argento al valor militare per coraggio nell'assalto di postazioni nemiche Torrione dell'Albiolo ( Trentino ), 25 settembre 1915.+ TERZA Medaglia d'argento al valor militare perchè riuscì a conquistare la nuova posizione, facendovi ventiquattro prigionieri, fra i quali un ufficiale, e catturando moltissimi armamenti nemici Cresta della Croce, 12 aprile 1916.+ QUARTA Medaglia d'argento al valor militare per «Comandante di compagnia, guidava con mirabile slancio il proprio reparto, attraverso la Vedretta della Lobbia ( q 3036), all'assalto di forte postazione nemica, e non cessava di animare i dipendenti, finché cadeva mortalmente ferito.»
— Vedretta della Lobbia, 29 aprile 1916.
Per visionare
una selezione di scatti di quei mitici luoghi che videro il nostro compaesano combattere e vincere le 4 medaglie d'argento
cliccate
Qui.
|
Le onorificenze di Natale Calvi, Primo dei quattro fratelli EROI |
|
Natale Calvi meglio conosciuto come Nino aveva una grande passione per l'arrampicata e come il fratello Attilio pediligevano la zona del Pizzo del Becco e dello Zuccone Campelli per le loro arrampicate "in stile alpino ( corda di canapa, chiodi forgiati artigianalmente nelle fucine dei fondi, con martello e cordini per le soste.) Le sue esperienze alpinistiche giovanili ed il suo fisico attletico gli permisero di mettersi in evidenza per prestazioni e tecnica infatti in brevissimo tempo venne inquadrato come ufficiale nel 5º alpini. Fin dai primi combattimenti, che lo videro impegnato tra i monti della zona dell'Adamello e del Tonale, mise in evidenza la tempra ed il carattere che lo contraddistinguevano e che, uniti all'ottima familiarità con le montagne, gli fecero ottenere la promozione a ruolo di capitano.
Gli venne inoltre affidato il compito di addestrare le reclute alla vita d'alta quota ed all'utilizzo delle attrezzature sci-alpinistiche, al fine di migliorane le prestazioni durante le esplorazioni, le spedizioni ed i combattimenti sulle vette del confine tra Italia ed Impero. Lo stimatissimo Natale Calvi ricevette queste onorificenze: Croce al Merito di Guerra + PRIMA Medaglia d'argento al valor militare per i vittoriosi attacchi di notte attraverso i ghiacciai condusse i suoi uomini , dopo dieci ore di lotta tenace, ad un completo successo. Cresta della Croce Dosson di Genova, 12 aprile 1916. + SECONDA Medaglia d'argento al valor militare perchè catturò un'intero presidio nemico dopo aspre lotte con tempo impervio ed in inferiorità numerica Vedrette dell'Adamello ( Trentino ), 29 - 30 aprile 1916. + Medaglia di Bronzo al valor militare in quanto «Comandante di una compagnia skiatori, la portava risolutamente attraverso una Vedretta del gruppo Adamello, intensamente battuta da violento fuoco di mitragliatrici, dando bell'esempio, di valor personale e di virtù di comandante»
— Vedretta di Lares, 15 giugno 1917.
Per vedere e capire la prima linea del glorioso Natale Calvi
cliccate
Qui.
|
|
|
|
|
|
|
Il LEONE SANTINO CALVI dallo spirito esuberante, che lo portò ad essere definito "il ribelle" della famiglia |
|
SANTINO CALVI detto "ol leù " Era iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Torino. Ma il suo impegno politico ed il suo senso patriottico lo spinse ad arruolarsi volontariamente, poco prima della ferma obbligatoria. Santino forte e coraggioso come un leone si mise in evidenza fin dalle prime battute della “grande guerra”, tanto che già il 29 maggio 1915, cinque giorni dopo l'inizio del conflitto, fu insignito della prima medaglia d'argento al valor militare. Ciò avvenne quando, con il grado di sottotenente del 6º battaglione Alpini Bassano, si distinse con un'azione sulla cima Vezzena che ne evidenziò l'ardore nel combattimento: uscì per ben tre volte dalla propria trincea sfidando il fuoco nemico, al fine di portare in salvo commilitoni feriti dagli austriaci. La sua indole lo portava a cercare azioni piene di rischi: a tal riguardo, durante una cordata svolta nel mezzo della notte ed in condizioni assolutamente disagevoli, nel freddo di dicembre, venne colpito al viso da una pallottola che gli frantumò la mandibola. Si racconta che anche durante la degenza spingeva al fine di poter rientrare a partecipare alle azioni belliche. Questi suoi sentimenti vennero amplificati dalla voglia di vendicare la morte del fratello Attilio, ucciso dal fuoco austriaco in Val Camonica.
Per capire bene come vinse la battaglia sulla cima Vezzena E RICEVETTE COSì LA SUA PRIMA MEDAGLIA D'ARGENTO
cliccate
Qui.
|
|
|
TUTTO sulla seconda medaglia d'argento al valor militare di Santino Calvi |
|
La SECONDA Medaglia d'argento al valor militare di Santino Calvi gli venne conferita per la battaglia sul Monte Ortigara, del 10 giugno 1917
«Tenente CALVI Santino, Btg. Alp."Bassano". "Mirabile esempio di slancio e di ardimento, con impareggiabile impeto conduceva il proprio reparto all'assalto di forti posizioni. Primo ad attraversare le linee dei reticolati ed a penetrare nelle trincee avversarie, uccideva a colpi di baionetta i più vicini difensori. Ferito alla testa, si slanciava con pochi uomini all'inseguimento del nemico in fuga finché un altro proiettile lo colpiva a morte".»
— Monte Ortigara, 10 giugno 1917 - Bisogna specificare che dopo aver conquistato un'importante postazione degli austriaci, Santino con i suoi uomini era in avanzamento oltre il passo dell'Agnella, venne colpito alla spalla e, anche se a livello superficiale, alla fronte. Nonostante questo continuava ad incitare i propri uomini ad avanzare. Si lanciò all'attacco verso una sopraelevata postazione austriaca dell'Ortigara e, un'altra pallottola lo raggiunse trafiggendogli il cuore . Due suoi alpini del 6° Bassano lo raggiunsero e riferirono che con fil di voce il Tenente Santino Calvi disse in dialetto Bergamasco :
« Chesta l'è chèla giösta »
(questa è quella giusta)
PER SAPERNE DI PIU'
cliccate
Qui.
|
|
Natale Calvi e la FEROCISSIMA BATTAGLIA SUL MONTE GRAPPA |
|
Per dare una svolta alla statica situazione sulla prima linea orientale del fronte, ( Zona strategica del Monte Grappa e del Piave) Natale Calvi e i suoi gloriosi e vincenti uomini vengono mandati a sfondare le linee Austriache sull'ostico fronte del Monte Grappa. Bisogna altresì specificare che il 5 luglio il Comandante della Difesa Val Furva, da cui Nino Calvi dipende, porge all’eroe, reduce da gloriosi combattimenti e da una guerriglia continua e snervante, colpito da nuovo dolore per la morte gloriosa di Santino, un commosso saluto ed una forte parola di conforto: “Al valoroso Capitano Calvi l’augurio fervido che egli, superato l’affanno che gli stringe il cuore per la nuova grande sventura che l’ha colpito, possa trovar nell’animo affrnto, ma non domo, novelle energie, pensando che la grande anima dei due eroi sopravvive come è vissuta nella esultanza di una più grande patria. I soldati d’Italia ricorderanno con orgoglio il nome dei Calvi che starà quale novello simbolo ad additare alla postera gioventù i nobili impeti e le sublimi abnegazioni onde è capace l’eroica nostra stirpe latina. Il Maggiore Comandante della Difesa Val Furva Guido Farlenghi.” Dopo cinque giorni dalla morte di Santino, Natalino, col cuore ancora sanguinante, guida i suoi sciatori invitti alla conquista dei ghiacciai sul corno di Cavento e si copre ancora di gloria. L’1 aprile 1918 Natalino assume il comando del raggruppamento mitragliatrici della zona Alto Garda, l’8 settembre è comandante del Battaglione “Monte Suello” sul Grappa, il 23 ottobre, mentre la guerra volge vittoriosamente alla fine, Natalino sul fatidico monte, durante un vittorioso combattimento, è ferito gravemente e rimane mutilato ad un piede.
Per sapere tutto sull'INFERNO DEL MONTE GRAPPA
cliccate
Qui.
|
|
Natale Calvi Eroe superstiste dalla guerra distrutto nel cuore, ( prima scala il DIFFICILE Cervino "dalla via Carrel", poco tempo dopo in preda alla depressione e con la disperazione nel cuore per la perdita di tutti i fratelli, sale in solitaria quasi in vetta all'Adamello e poi si lascia cadere nel vuoto. Questo è ciò che mio nonno Casarasa Giuseppe classe 1904 ci ha sempre raccontato, riguardo la morte dell'eroe e vicino di casa Natale Calvi. -. |
|
Per essere precisi mia nonna Maria Boffelli cara amica di Clelia Pizzigoni, ci raccontò in diferse occasioni che fù Clelia a crescere con i valori degli alpini i quattro fratelli Calvi. Si proprio così era il 3 marzo 1953, quando, nella sua casa di Piazza Brembana, morì Clelia Pizzigoni, nota a tutti gli alpini come "Mamma Calvi": e per tutti gli alpini fu come se fosse morta la loro di mamma.
Era nata ad Antegnate, nella Bassa, ma aveva sposato il Sig. Calvi figlio del sindaco de La Piazza e, si era trasformata in "gogisa" per amore.Partorì i quattro fratelli Calvi, che sono l’immagine stessa dell’alpinità bergamasca. Li mise al mondo, ne fece degli uomini forti e buoni e, infine, le toccò quello che a nessuna madre dovrebbe mai toccare: li raccolse nella cappella di famiglia, alla fine di ottobre del 1921, chiusi in quattro bare uguali.Non era una donna dura Clelia Pizzigoni: si costrinse, parole sue, a divenire una "madre spartana", ma era un’anima d’artista, che amava i fiori e la musica. Però, al di sopra dell’arte, aveva un altro amore, che era addirittura più forte dell’istinto: amava l’Italia, di un amore semplice ed immediato; ed insegnò ai suoi ragazzi che servire la Patria era un dovere da accettare tranquillamente, senza clamori e senza fanfare, come un lavoro e come un destino. E i quattro Calvi, Nino, Attilio, Santino e Giannino, fecero semplicemente il proprio dovere, con scrupolo e con entusiasmo: in fondo, l’eroismo non è nulla di eccezionale. Proprio questo fece, forse, di loro gli eponimi dell’alpinità bergamasca: la normalità del sacrificio. L’idea di fare le cose perchè vanno fatte: e vanno fatte presto e bene. Come un operaio che lavora al suo tornio o un manovale che alza un muro bello dritto. Una lezione che, oggi, sarebbe fondamentale per i nostri ragazzi, che hanno la fortuna di non dover rischiare la ghirba in guerra, ma subiscono la maledizione di vivere in una società senz’anima. Mia Nonna amica di Clelia aiutava mio nonno in macelleria in strada priula prima della discesa che porta alla chiesa di San Bernardo ( a meno di 50 metri dalla casa dei fratelli Calvi). CLELIA in lacrime riassumeva che Morirono tutti e quattro, i fratelli alpini: Attilio sull’Adamello, a Fargorida, nel 1916. Santino sull’Ortigara, il Golgotha degli alpini, nel giugno del ’17. Giannino, il più giovane, classe ’99, a Padova, di spagnola, due mesi dopo la fine della guerra. Rimaneva Nino, il più anziano, del 1887: Cercò la morte scalando in solitaria il Monte Cervino lungo la temibile via Carrel ma era così bravo che arrivò in vetta e ridiscese a Cervinia.Tornò a Piazza Brembana ma sempre più infelice ed preda ad incubi post traumatici, era senza pace tormentato dalla perdita degli amati fratelli così senza accettare aiuti decise di pertire per scalare l'Adamello, inseguendo un richiamo terribile ed inevitabile, salì quasi tutta la parete verticale dell'adamello quel maledetto 16 settembre 1920 poi si fermò, piantò in parete l'ultimo chiodo, fissò un cordino per la sosta, si fermò diversi minuti poi (probabilmente per un ultima preghiera ai fratelli), tagliò il cordino della sosta e si lasciò precipitare nel vuoto. Fu così che il paradiso accolse l'ultimo dei fratelli Calvi e in quell’estate del 1920 si ritrovarono FINALMENTE ANCORA tutti insieme.
cliccate
Qui.
|
|
"il fratello minore " Giannino Calvi (Piazza Brembana, 6 maggio 1899 – Padova, 11 gennaio 1919) è stato un mitragliere del 6° Alpini Bassano agli ordini di suo fratello Maggiore Santino Calvi. - |
|
GIANNINO nacque il 6 maggio 1899. Alto biondo, dal viso di fanciullo, l’espressione dolce dei suoi occhi azzurri rifletteva la semplicità della sua anima. Era un mistico: il sacerdozio gli sembrava, sin da bambino, dover essere la missione della sua vita. I fratelli che avevano a lungo insistito, lo distolsero. Soltanto per amor loro aveva rinunciato. Quando Attilio, fra gli immensi nevai dell’Adamello, fece il grande olocausto di sé, Giannino sentì la perdita come un colpo terribile; il dolore parve prostrarlo quando cadde Santino. Divenne mesto, profondamente mesto, ma lo sorresse la volontà di combattere e di vendicare il fratello. Dalle sue lettere dolci ed infuocate indirizzate alla mamma, irradia tutta la nobiltà dll’anima sua, si sublima l’amore per la Patria e per la Famiglia. Aveva voluto essere a tutti i costi Alpino anch’egli; s’apprestava a partire ai primi di giugno del 1917 quando venne la nuova ferale notizia; Santino combattendo da leone nella grande battaglia dell’Ortigara, era caduto colpito al cuore.
E mentre la famiglia piangeva senza consolazione, Giannino partì straziato, ma calmo, forte e risoluto. Egli che non pareva potesse odiare, odiava ora terribilmente il nemico che gli aveva ucciso i fratelli e voleva vendicarli. Era anelante di combattere. Rifiutò sdegnoso l’esonero dalla prima linea, che la legge degli uomini gli concedeva, ma che gli vietava la legge della sua coscienza. Dopo il corso Ufficiali a Parma, fu assegnato alla Compagnia Mitraglieri comandata dal fratello Nino. Insieme i due fratelli cercarono la battaglia e la gloria; Giannino il novizio, Nino il veterano. Ma solo in ottobre, dopo qualche giorno forzatamente trascorso in seconda linea, dietro insistente e persino indisciplinata loro domanda, furono inviati alla lotta cruenta, nella mischia bramata.
Furono insieme sul Grappa. Si batterono con estremo eroismo: Nino fu crivellato di ferite, Giannino rimase incolume. La giornata fatidica del 4 novembre 1918 lo trovava coi suoi Alpini oltre Feltre all’inseguimento del nemico disfatto. La guerra era terminata e vinta. Il fratello prostrato dalle ferite a dall’epidemia che non l’aveva risparmiato neppure nel letto d’ospedale, si rimetteva a poco a poco; Giannino ancora sotto le armi, ora che la guerra era finita, che tutto era compiuto, non pensava ormai che ritornare alla famiglia e agli studi. Un po’ di amarezza tuttavia gli rimaneva nell’anima; forse gli pareva di non aver combattuto abbastanza, lui che aveva voluto ripetutamente guardare in faccia alla morte che gli aveva portato via i fratelli. La morte lo frodò; egli l’aveva desiderata ardentemente nell’urlo e nell’urto dell’assalto, tra l’incrociar di baionette e dei pugnali, il crepitio della mitraglia, il fragore delle bombe; avrebbe voluto cadere nella vertigine della battaglia, nell’ebbrezza della mischia, come i fratelli, non dopo averla sfiorata più volte sul Grappa, esser ghermito dalla morte in ospedale. Il fiero morbo epidemico invece lo colse e lo stroncò d’un tratto, distrusse sì sublime giovinezza. Febbricitante, scrisse alla mamma il 4 gennaio 1919: “Vado all’ospedale di tappa di Padova con la febbre spagnola. Non spaventarti, chè pare, benché abbia la febbre abbastanza forte, in forma benigna. Bacioni Gianninino”. Scrisse il 5 gennaio al padre l’ultimo suo scritto: “Carissimi, sempre febbre catarrale alta (38,5). Spero bene. Bacioni Giannino”. Vinto sul letto d’agonia, senza imprecare a nessuno e a nulla, anch’egli, nel delirio, combatteva nella mischia sognata, nell’assalto agognato morendo da prode come i suoi Fratelli. Anche a Giannino verrà concessa la Croce di Guerra.
PER SAPERE TUTTO SU GIANNINO DAGLI STUDI RELIGIOSI ALLA VOGLIA IRREFRENABILE DI VENDICARE I 2 FRATELLI UCCISI DAGLI AUSTRIACI...cliccate
Qui.
|
|
IL PADRE E LA MADRE DEI 4 EROI DI PIAZZA BREMBANA |
|
INNUMEREVOLI DURANTE IL VENTENNIO FASCISTA LE COMMEMORAZIONI FATTE IN TUTTA ITALIA AI 4 VITTORIOSI ED EROICI FRATELLI CALVI DA PIAZZA BREMBANA BG, mentre a livello regionale e provinciale possiamo dire che Il padre, duramente provato dagli eventi legati ai figli, morì di dolore poco dopo il termine della guerra, lasciando sola la madre. Donna di grande carattere, cercò di onorare la memoria dei figli raccontandone le gesta. Venne ribattezzata “mamma Calvi” e divenne un punto di riferimento per chiunque nella zona avesse bisogno di conforto.
Il rientro delle salme al paese natale avvenne il 30 ottobre 1921 tra solenni cerimonie, celebrate sia nel capoluogo orobico, che in tutta la valle Brembana. Attestati di cordoglio vennero inviati anche da alcune delle maggiori personalità del tempo, tra le quali il re Vittorio Emanuele III, Benito Mussolini e Gabriele D'Annunzio, che donò una cospicua somma per la realizzazione di un monumento a Piazza Brembana che così ricorda i quattro fratelli:
« Natale, Attilio, Sante, Giannino
Fiore dell'italica gioventù, orgoglio della natìa Piazza Brembana
I quattro fratelli Calvi, con impeto d'aquila, difesero in guerra le vette della patria Morte li spense, gloria li cinse d'alloro immortale »
Anche la città di Bergamo decise di onorarli dedicando loro una via, ma soprattutto un monumento nel centro della città bassa. Collocato nell'attuale piazza Matteotti, di fronte alla sede municipale, venne realizzato nel 1933 dall'architetto Giuseppe (Pino) Pizzigoni (1901-1967).
Eseguito in marmo di Zandobbio a base pentagonale ed alto più di cinque metri, presenta su ognuno dei lati le effigi bronzee dei fratelli realizzate da artisti bergamaschi, e sul quinto lato l'immagine della vittoria. Sul resto del monumento sono inoltre presenti dei bassorilievi, eseguiti da Giacomo Manzù, indicanti i luoghi e le date delle quindici medaglie meritate dai fratelli Calvi durante la guerra.
Nel corso del 1952 venne inaugurato anche un altro monumento dedicato ai fratelli al Passo del Tonale. Si tratta di un bronzo di pregevole fattura, inserito nel monumento dei Caduti.
In alta valle Brembana, in territorio di Carona (BG), a 2.015 slm è situato il Rifugio Fratelli Calvi.
cliccate
Qui.
|
|
|
|
|
|
|
Il Generale Giov. Battista Calegari |
|
|
Giovan Battista Calegari
1895 – 1968 - Da Alpino a Generale .
cliccate
Qui.
| |
|
|
Costituzione Alpini Alta valle Brembana |
|
|
La vera storia degli Alpini dell’Alta Valle Brembana. Dopo il primo conflitto mondiale del 1915-18, i restanti alpini dell'Alta Valle fecero parte dietro loro richiesta dei Gruppi di San Giovanni e San Pellegrino, sino agli inizi del novembre 1925, quando si costituì a Piazza Brembana il “Gruppo Alpini Alta Valle Brembana”, presieduto dal Capogruppo Martino Gianati ( in Area Fascista - Notare nelle foto d'epoca "il Gianati in Camicia Nera " ) il nuovo gruppo Alpini A.V.B. fu costituito e dedicato alla memoria dei “Fratelli Calvi”, i quattro eroi della prima guerra mondiale nativi del luogo. .
cliccate
Qui.
| |
|
|
Un po' di storia |
|
|
Ci sono prove fotografiche e racconti di antichi Gogis che tramandano storie di simulazioni di guerra fatte lungo tutto il confine tra le prealpi orobiche bergamasche e valtellinesi. C'è una bellissima foto del 29 ottobre 1898 - Esercitazioni del 5° Reggimento Alpini a Piazza Brembana in località "Fondi"
Fotografia di Eugenio Goglio.
cliccate
Qui. |
| |
|
|
Mio Nonno Alpino Capo Macellaio |
|
|
La vera storia delle dure battaglie per la conquista dell'Ortigara. Mio nonno Giuseppe Casarasa racconta la battaglia dell’Ortigara – i preparativi italiani –
“Il primo tentativo di snidare gli austriaci dall’Ortigara venne effettuato vanamente nella controffensiva del luglio 1916 con lo scopo di riprendere il Portule ∫…∫. Questo nostro primo attacco contro l’Ortigara, svoltosi con forze insufficienti e troppe scarse artiglierie, rese evidente che i comandi nemici consideravano questo monte uno dei più importanti caposaldi da non mollare a nessun costo….”
cliccate
Qui.
| |
|
|
E.. ancora incubo Ortigara |
|
|
Ancora Clelia Pizzigoni ( mamma Calvi ) cliente di mio nonno che aveva la macelleria nella "via vecchia o priula" a non più di 50 metri dalla grande casa Calvi,ebbe modo più volte di raccontare che l’Ortigara era un monte maledetto...
“Nelle posizioni italiane, di fronte al terribile monte, due potenti colonne di Alpini sono già in linea pronte per l’attacco: sono le due punte che dovranno perforare la corazza difensiva austriaca dell’Ortigara. A nord, la colonna del gen. Di Giorgio, con il comando di una caverna-osservatorio di Cima della Caldiera, attende l’ordine dell’assalto con i suoi battaglioni Alpini «Bassano» del magg. De Vecchi, «Sette Comuni» (magg. Milanesio), «M.Baldo» (ten. Oliva), e «Verona» del magg. Belley”.'.
cliccate
Qui.
| |
|
|
La scissione |
|
|
Durante il ventennio fascista in Alta Valle Brembana vi era una gran voglia di cavalcare l'onda dell'entusiasmo per la vittoria nella prima grande guerra degli Alpini. Quindi tutti in A.V.B. volevano la loro fetta di gloria . L'1 gennaio 1936 per una migliore fluidità organizzativa, venne a costituirsi nella Val Fondra, il Gruppo “Laghi Gemelli”, formato dai Soci residenti nei paesi di Branzi, Isola di Fondra, Valleve, Foppolo e Carona presieduto dal Capogruppo Ferdinando Pedretti di Branzi. Il 18 settembre 1938 alla presenza di numerose autorità e di un folto pubblico viene inaugurato a Branzi il gagliardetto del nuovo Gruppo.
cliccate
Qui.
|
Bassano del
Grappa |
|
|
A Mio Nonno Giuseppe Casarasa classe
1904 Alpino del 5°. Per tutta la vita ho visto mio
nonno, che ha partecipato a più di una campagna militare,
anche in Libia e, non perdeva mai una adunata degli
alpini in giro per l'italia, a lui e dedico quest'area su
Bassano e il suo mitico ponte. Il ponte sul Brenta, detto
Ponte Vecchio, Ponte di Bassano o Ponte degli Alpini,
situato nella città di Bassano del Grappa, in Provincia di
Vicenza, è considerato uno dei ponti più caratteristici
d'Italia. Costruito interamente in legno, ha subito
numerosi interventi e ricostruzioni dalla sua origine,
documentata nel 1209 da Gerardo Maurisio. L'attuale ponte
è basato sul progetto di Andrea Palladio del 1569. Durante
la Prima Guerra Mondiale, sul celebre ponte passarono le
truppe italiane del generale Luigi Cadorna per affrontare
la difesa dei territori dell'Altopiano dei Sette Comuni;
da questo evento è nato il soprannome di Ponte degli
Alpini.
cliccate
Qui.
| |
|
|
|
Trincee 1915/18 |
|
|
Spedizione
Punitiva GRANDE GUERRA |
|
|
Conquistiamo terreno
Battaglia degli
Altipiani: Una ferocia mai vista.
il Calvi e i suoi Alpini hanno scacciato gli
Austriaci !!!! Cima Vezzena è Nostra !!! Bravo Calvi,
avanti così, bisogna riconquistare tutto l'Altopiano dei
sette Comuni. BRAVO CALVI !
La bella notizia arriva all'alto comando strategico
Italiano, " Si chiama Calvi è un Bergamasco un giovane
sottotenente Sottotenente del 6º Reggimento alpini
Battaglione "Bassano", con un gruppo di Alpin con
un'azione di sfondamento si è portato sullo scontro
ravvicinato... fino su in cima al cima Vezzena... su al
forte degli Austriaci !!
Adesso il
forte è in mano nostra !!! Adesso dobbiamo conquistare
anche l'Ortigara !
cliccate
Qui.
| |
|
| |
|
|